Continuiamo a raccontare Game-L-Over il progetto di informazione preventiva e di sensibilizzazione su cosa
sia il gioco d’azzardo e sui suoi rischi, rivolto a tutta la comunità della Toscana. Lo facciamo sempre insieme
alla Cooperativa Sociale CAT che è presente sui territori di Firenze, Prato, Pistoia e Siena.
Per capire come lavorano gli enti del terzo settore sul territorio in prima linea, abbiamo incontrato Michele Vittori, coordinatore di Game-L-Over a Siena
e operatore di sportello, specializzato in ascolto
e orientamento: «Per un fenomeno come il gioco d’azzardo che è legale, normativo, normalizzato, sottovalutato e democratico – in quanto aperto
a tutte le fasce sociali e a tutte le età – serviva
un progetto rivolto a tutta la popolazione. Lo scopo
è generare un effetto virale di conoscenza
e di sensibilizzazione per una reale prevenzione».
Michele è un educatore che ha lavorato diversi anni
in strada per il recupero di persone con dipendenza da sostanze. Viene dalla ‘trincea’, dalla prima linea,
e dal 2021 per il SerD di Siena si è confrontato anche con il Disturbo da Gioco d’Azzardo, promuovendo
un progetto specifico rivolto ai giovani.
Le linee guida sono sempre tre: informazione, sensibilizzazione e prevenzione «che possiamo realizzare qui a Siena anche grazie alla collaborazione dei centri Arci, delle Acli, delle cooperative sociali e di altre realtà territoriali; abbiamo inoltre il prezioso supporto delle contrade
e siamo sempre in contatto con gli studenti universitari».
il lavoro in strda non si ferma di fronte ai tanti ‘vaffa
«In strada mi prendo tanti ‘vaffa’, ma intercetto anche l’attenzione di molte persone» continua a raccontarci Michele.
«Ovvio, i risultati più importanti si possono valutare solo nel medio e nel lungo periodo, tuttavia posso già dire che stiamo entrando in contatto con tante persone e tante storie molto diverse tra loro, per età e provenienza sociale, eppure con lo stesso piacere per il gioco, per la scommessa in sé. In maggioranza sono uomini,
in sintonia con il trend nazionale. Sappiamo infatti che le donne fanno ancora molta fatica a chiedere aiuto
a causa dello stigma sociale.
Inoltre ci siamo subito scontrati con l’aumento esponenziale del numero di giovani e di giovanissimi che, dopo il COVID, hanno cominciato a giocare d’azzardo online, in modo problematico e patologico. Per loro
il digitale è una consuetudine che fa parte di tutti gli aspetti della quotidianità. Il gioco d’azzardo fisico è invece un atto saltuario. Se incontriamo giovani in una sala slot di solito è perché ci sono anche i videogiochi. Abbiamo infatti notato una facilità di passaggio dal gaming al gambling. D’altronde basta poco: il codice fiscale di un maggiorenne e, come per le sigarette gli alcolici, è fatta! Anche nel nostro territorio i giovani
che giocano d’azzardo rispecchiano l’identikit nazionale: si tratta per lo più di maschi che preferiscono
le scommesse, in particolare quelle sportive.
Abbiamo infine notato che chi gioca d’azzardo è più riservato nel farsi vedere o comunque nel raccontarlo, rispetto a chi usa o abusa di sostanze. L’azzardo infatti spinge a isolarsi e questa differenza di atteggiamento è lampante quando si è in strada».
come si sta evolvendo il fenomeno dell’azzardo
Il lavoro in strada è molto utile, perché permette di avere una cartina di tornasole sull’evoluzione del fenomeno. «Game-L-Over si avvale del lavoro di mappatura svolto proprio con l’educativa di strada, durante il quale abbiamo visitato tutti i luoghi dove
si può giocare a Siena e in alcuni comuni limitrofi, segnalando i tipi di esercizi commerciali e di gioco. Abbiamo anche cercato di entrare in contatto con i gestori e gli esercenti, lasciando materiale informativo. Di solito è più facile con i familiari, ogni tanto però capita anche di incontrare un esercente disposto a farsi qualche domanda…».
Un lavoro capillare come questo permette di raccogliere, a partire dal territorio, i punti di osservazione che
è utile mettere in rete per una conoscenza sempre più condivisa. «Anzitutto abbiamo osservato che ci sono molti modi di giocare e questo è un argomento scivoloso, in quanto complica il problema. Per ogni gioco infatti esiste una fenomenologia che è legata a come il giocatore si rapporta con quel gioco specifico: atteggiamenti, comportamenti, posture, gesti, rituali. Per esempio abbiamo incontrato un uomo che,
a un certo punto, ha deciso di smettere con le scommesse fisiche, perché il tempo di attesa per avere
una risposta era troppo lungo; è così passato all’online, dove c’è immediatezza ed estrema rapidità».
Andando poi di bar in tabacchi, «abbiamo visto come ci siano diversi modi persino di grattare il Gratta e Vinci: vengono scelti con cura gli oggetti con cui grattare, così come il luoghi di acquisto e anche l’orario della giornata. C’è chi gratta sempre nello stesso modo e nello stesso posto oppure chi lo tiene in tasca per un po’ per far aumentare l’adrenalina, fino al suo picco massimo che coincide con il momento in cui il tagliando viene grattato. Arriviamo poi ai giocatori gravemente patologici che ci dicono: “Non mi interessa più vincere, ma solo la sensazione di adrenalina”»
Anche il luogo in cui si sceglie di giocare fa molta differenza: «Per esempio nei bar che non hanno sale riservate o spazi separati, i giocatori mostrano rapporti più rilassati con la slot machine, rispetto
a chi gioca nelle sale, dove i gesti cambiano. Diventano automatici e gli occhi sullo schermo sono fissi, qui siamo davvero nell’ambito della patologia, dove addirittura la postura di tutto il corpo sta sulla difensiva, mentre lo sguardo è totalmente assorbito dai suoni e dai colori della slot. Davvero c’è una sorta di fusione tra il corpo del giocatore e la macchina. D’altronde, lo sappiamo, le sale slot sono progettate apposta: qui c’è molto silenzio, non avviene nessuna comunicazione fra i giocatori, ognuno è solo con la sua macchina. Per noi qui è molto difficile intervenire. Possiamo provare a intercettare i giocatori all’esterno, però, da come si muovono e da come ci guardano, dobbiamo capire se è il momento giusto oppure no».
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