Perché l’aspetto economico è centrale quando si parla di gioco d’azzardo? Come è costruito il modello economico dell’azzardo? Cosa si dovrebbe fare per arginare l’incidenza economica dell’azzardo.
Dove?
Spiega tutto nella puntata speciale che Ma che Razza di Umani condivide con noi Leonardo Becchetti, professore presso l’Università Tor Vergata, la Scuola di Economia Civile e The London School of Economics and Political Science.
Economia e gioco d’azzardo
La vita è fatta di «beni di confort – che ci danno una soddisfazione a brevissimo termine che producono dipendenza – e di beni di stimolo, i più importanti sono quelli su cui bisogna fare prima un investimento per poi godere dei risultati». Il problema nell’economia è che, mettendoci dal lato di un produttore che vuole fare il massimo profitto, conviene di più vendere beni di confort che beni di stimolo: e l’azzardo è uno di questi.
Queste condizioni spingono poi a rendere il fenomeno dell’azzardo sempre più grave nella nostra società. Cosa bisogna fare?
«Una delle battaglie più importanti è quella di limitare la pubblicità sull’azzardo. C’è stata anche una riflessione importante su quello che è il beneficio e il costo per lo Stato sull’azzardo: lo Stato con le tasse guadagna, ma in realtà i costi sono notevoli e invisibili, come la perdita di produttività di tante persone, i costi della gestione del gioco d’azzardo patologico… in realtà l’azzardo non è un affare né per chi lo pratica, né tanto meno per lo Stato».
Guarda l’episodio del video-podcast di Ma che Razza di Umani Loro non stanno al gioco (puoi anche ascoltarlo su Spotify).
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