Perché parliamo di Modena, se parliamo di gioco d’azzardo? Perché Modena è, ormai da diversi anni,
un Comune esemplare nella prevenzione e nel contrasto al gioco d’azzardo patologico.
Un esempio virtuoso di gestione da parte dell’amministrazione locale di un problema sociale, sanitario
ed economico, che può essere da modello per tante realtà del nostro Paese.
Sappiamo infatti quanto siano importanti le decisioni e l’azione pubblica per arginare l’azzardo di massa
e le conseguenze che esso determina sulla società, in particolar modo sui soggetti più vulnerabili.
Ebbene, la storia di Modena dimostra come sia possibile generare un cambiamento positivo, attraverso l’azione anzitutto degli Enti Locali. Questo percorso è stato reso possibile anche grazie al supporto dell’associazione Avviso Pubblico, di cui il Comune di Modena è Ente socio, che lavora da anni per arginare il fenomeno del gioco d’azzardo e non solo, mettendo in campo politiche pubbliche di contrasto a mafie e corruzione.
La rivoluzione di Andrea Bosi
Tutto comincia nel 2016, quando Andrea Bosi viene nominato Assessore alla Promozione della Cultura e della Legalità per il Comune di Modena e fa una scoperta sconcertante: a Modena ci sono 29 case da gioco e all’anno vengono giocati circa 350 milioni di euro, mentre nella Provincia se ne giocano in totale oltre 1 miliardo.
Inoltre «l’Asl ci dice quanto sia difficile non solo intercettare i giocatori, ma anche curarli» ci spiega Andrea Bosi «A quel tempo infatti avevano in carico diverse decine di giocatori patologici che rappresentavano solo una minima parte di chi soffriva di gioco d’azzardo problematico o patologico, ma soprattutto non esisteva alcuna politica locale a riguardo».
Certamente per poter agire in modo strutturato e il più possibile efficace «serve una legge quadro nazionale», tuttavia nell’attesa ogni Ente Locale è chiamato a fare la sua parte.
E così avviene, perché Andrea Bosi e la sua squadra decidono di non stare a guardare, ma di agire, avvalendosi dei mezzi legali che il Comune ha a disposizione, anche quando si tratta di dover affrontare le proteste di chi dal gioco d’azzardo ci guadagna.
Riduzione degli orari delle case da gioco
Siamo nel 2017 e la Regione Emilia-Romagna arriva in aiuto, adottando il testo unico di promozione alla legalità e alla cittadinanza responsabile che permette ai Comuni di emettere ordinanze, al fine di limitare l’orario di funzionamento delle case da gioco, ossia delle sale slot, VLT, bingo… «Subito cogliamo la palla al balzo» continua Andrea Bosi «e il Sindaco emette un’ordinanza che consente alle sale di rimanere aperte solo dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 22.00. Nonostante questa scelta sia stata molto osteggiata dalla filiera dell’azzardo locale, oggi gli orari sono ancora questi. Abbiamo resistito anche ai continui ricorsi al Tar di cui siamo stati letteralmente sommersi; tuttavia, in forza dell’ordinanza del sindaco, siamo riusciti a tutelare la salute pubblica».
Distanziometro e delocalizzazione
Il Comune di Modena non si è fermato agli orari, bensì ha istituito un tavolo intersettoriale a cui hanno partecipato e continuano a partecipare l’Assessorato alla Legalità, l’Assessorato per gli Interventi Economici, l’Avvocatura e la Polizia Locale.
Il Comune dunque persiste nella sua lotta alla diffusione dell’azzardo e nel 2018 emette una delibera che identifica i luoghi sensibili a cui applicare il distanziometro, ossia le scuole, le RSA, le chiese, le polisportive… insomma i luoghi frequentati da due categorie particolarmente a rischio: i giovani e gli anziani.
«In tutto abbiamo censito 300 luoghi sensibili» spiega l’assessore Bosi. «Dunque le sale da gioco non possono trovarsi a meno di 500 metri da questi luoghi. Anche in questo caso si è scatenata un’altra guerra con gli imprenditori del gioco d’azzardo locali, ma abbiamo resistito, accompagnandoli alla delocalizzazione, quando è stato possibile, e dando loro il tempo giusto per organizzarsi».
I numeri di Modena oggi
Il risultato di questa buona politica locale è che oggi a Modena «ci sono 8 sale da gioco: dunque in 6 anni siamo passati da 29 a 8. Inoltre, è diminuita la raccolta, tanto che nel 2022 si è registrato un calo di 20 milioni di euro di giocato sulle slot machine e le VLT. Adesso è il momento di lavorare insieme agli enti del terzo settore e alle scuole per l’informazione e la sensibilizzazione della cittadinanza. Il prossimo step riguarderà una specifica attenzione al gioco online».
0 commenti