Perché chi gioca d’azzardo in modo compulsivo continua a farlo, anche di fronte a perdite evidenti? Perché crede di poter vincere, di poter “recuperare”, di essere vicino al “colpo fortunato”? Una delle risposte più importanti a queste domande è data dall’illusione del controllo: una distorsione del pensiero che porta i giocatori d’azzardo a sopravvalutare la propria capacità di influenzare eventi che in realtà sono del tutto casuali. Per i familiari, capire questo meccanismo è un passo fondamentale per smettere di sentirsi in colpa o di impotenza.
Affrontare il gioco d’azzardo compulsivo richiede un approccio comprensivo che tenga conto delle complessità psicologiche coinvolte. Con il supporto adeguato, sia i giocatori che i loro familiari possono intraprendere un percorso verso il recupero e la guarigione. Il giocatore compulsivo non è semplicemente “testardo” o “incapace di fermarsi”. È spesso prigioniero di trappole mentali complesse che danno un senso illusorio di potere e speranza, mentre in realtà lo spingono sempre più nel baratro. Il primo passo per aiutare chi gioca è perciò cambiare lo sguardo e andare in profondità. Chi è vicino a un giocatore può fare molto, ma servono conoscenza, pazienza e soprattutto l’aiuto giusto.
Cos’è l’illusione del controllo
L’illusione del controllo è dunque una distorsione cognitiva comune tra i giocatori d’azzardo compulsivi, caratterizzata dalla convinzione errata di poter influenzare o prevedere l’esito di giochi governati dal caso. Questa falsa percezione porta i giocatori a credere che le loro abilità, strategie o rituali possano aumentare le probabilità di vincita, nonostante le continue perdite. I giocatori perciò si convincono di poter influenzare il risultato del gioco attraverso la loro conoscenza e abilità.
Le distorsioni cognitive, come l’illusione del controllo, giocano un ruolo cruciale nel mantenere il comportamento di gioco problematico e patologico. I giocatori infatti possono interpretare le perdite come “quasi vincite”, credendo di essere vicini al successo e quindi motivati a continuare a giocare. Inoltre, la tendenza a ricordare le vincite più delle perdite contribuisce a un’ulteriore percezione distorta della realtà.
Il termine lo dobbiamo alla psicologa americana Ellen Langer che negli anni Settanta, per descrivere una sovrastima del controllo personale su eventi in realtà incontrollabili, ha parlato per la prima volta appunto di illusione del controllo.
Nel caso del gioco d’azzardo, questa distorsione cognitiva si manifesta in pensieri come:
“Se premo questo pulsante al momento giusto, vinco”; “Se gioco sempre lo stesso numero, prima o poi esce”; “Stavolta ho un buon presentimento”; “La slot è calda, è il mio turno”…
Anche se il gioco è completamente casuale (e comunque progettato per far vincere il banco) il giocatore compulsivo si comporta come se le sue azioni potessero cambiare l’esito. È un’illusione rassicurante: “Se posso controllare, posso vincere. E se posso vincere, posso smettere di perdere”.
Le trappole cognitive che alimentano l’illusione del controllo
Oltre all’illusione di controllo, esistono altre distorsioni cognitive che rafforzano la dipendenza dal gioco:
Il pensiero magico
Il giocatore collega eventi tra loro scollegati, ad esempio: “Se oggi indosso la mia camicia portafortuna, vinco.” Oppure: “L’altra volta ho vinto dopo aver litigato. Forse mi porta fortuna.”
La fallacia del giocatore (o fallacia del Monte Carlo)
L’idea che una serie di eventi passati possa influenzare quelli futuri, anche quando gli eventi sono indipendenti: “È da troppo che esce il nero, ora per forza uscirà il rosso.” In realtà, ogni giro di roulette è indipendente dal precedente.
La quasi-vincita
Le “quasi-vincite” – per esempio quando il simbolo della slot si ferma appena sopra a quello vincente – stimolano il cervello come se si fosse davvero vinto, alimentando l’illusione di essere vicini al premio.
La memoria selettiva
Il giocatore tende a ricordare le (poche) vincite e a dimenticare le (numerose) perdite. Questo rafforza la convinzione che “in fondo ogni tanto vinco” o che “non sto perdendo poi così tanto”.
Cosa accade nel cervello di chi gioca?
Numerosi studi neuroscientifici dimostrano che il gioco d’azzardo attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nelle dipendenze da sostanze, in particolare il sistema dopaminergico. Anche le quasi-vittorie e i comportamenti rituali (tipo battere tre volte il piede prima di giocare o schioccare le dita prima di grattare un Milionario o farsi il segno della croce alla roulette) producono rilasci di dopamina, rinforzando la dipendenza. In pratica, il cervello del giocatore viene “addestrato” a continuare a giocare, anche quando è evidente che sta perdendo. Questo rende il distacco dal gioco estremamente difficile, persino quando c’è consapevolezza razionale del danno.
L’impatto sui familiari: dal giudizio alla cura
Per i familiari comprendere queste dinamiche è fondamentale. Spesso, possono sentirsi frustrati o impotenti nel vedere il proprio caro continuare a giocare nonostante le evidenti conseguenze negative. Perciò riconoscere che il giocatore è vittima di distorsioni cognitive può aiutare a sviluppare empatia e a cercare interventi appropriati.
Molte famiglie, infatti, senza saperlo, adottano comportamenti che involontariamente rafforzano il problema:
- Colpevolizzare (“Ma non vedi che rovini tutto?”) genera difesa e vergogna, non consapevolezza.
- Pagare i debiti del giocatore può sembrare un aiuto, ma spesso gli consente di continuare a giocare.
- Aspettarsi cambiamenti improvvisi o “atti di volontà” sottovaluta la forza delle distorsioni cognitive e della dipendenza.
Comprendere le distorsioni del pensiero che alimentano l’azzardo aiuta a non prendersela sul personale e a spostare il focus dal giudizio alla cura.
Strategie per affrontare il problema
Prima di tutto: informarsi sulle distorsioni cognitive legate al gioco d’azzardo può aiutare a comprendere meglio il comportamento del giocatore. Quindi parlare apertamente con il proprio caro, esprimendo preoccupazione senza giudizio, può favorire la consapevolezza del problema. E poi è fondamentale incoraggiare il giocatore a cercare aiuto da professionisti specializzati in dipendenze comportamentali. Partecipare a gruppi come Gam-Anon o a quello che mettiamo a disposizione gratuitamente con Vinciamo il Gioco può offrire sostegno ai familiari e condividere esperienze con chi affronta situazioni simili.
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