Il gioco d’azzardo ha sostituito il sesso

da | 31 Maggio 2024

Nel campo delle dipendenze alcuni sostengono che il comportamento ludico abbia sostituito in gran parte la pratica sessuale. In poche parole l’azzardo viene usato come sostituto del sesso. 

Questa è solo una delle tante conoscenze che condivide con noi Gabriele Di Francesco che nei suoi lunghi anni di lavoro nel campo delle dipendenze comportamentali ha unito la teoria alla pratica. Professore e giornalista, Gabriele Di Francesco ci ha lasciati qualche tempo dopo averci rilasciato questa intervista. Lo ringraziamo, desiderando che anche queste sue parole possano aiutare tante persone.

gabriele di francesco autore dell'articolo di approfondimento sul gioco d'azzardo e sulle sue implicazioni sociali, intitolato 'La società ludica'Già professore associato di Sociologia generale e giornalista pubblicista, Gabriele Di Francesco è stata una delle colonne portanti dell’ex facoltà di Scienze sociali dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, dove ha insegnato Istituzioni di Sociologia, Metodologia e Tecniche della ricerca sociale, Organizzazione dei servizi sociali. Gabriele Di Francesco ha inoltre fondato e diretto il Ser.T a Nereto, in provincia di Teramo. L’esperienza clinica, unita agli studi, gli hanno permesso di firmare, nel corso degli anni, diverse ricerche sulle dipendenze comportamentali con alcuni focus sul disturbo da gioco d’azzardo. Tutto questo, lavorando sul territorio abruzzese e marchigiano e mettendo in atto pratiche di cooperazione in rete con i vari attori sanitari, istituzionali e sociali locali.

Una delle sue pubblicazioni più recenti per Franco Angeli editori è intitolata Il gioco d’azzardo nella società ludica. Tutt’altro che è una lettura per addetti al lavori. Piuttosto pagine da raccomandare a tutti e che abbiamo chiesto al dottor Di Francesco di riassumere per noi. Dato che in questa società ludica, volenti o nolenti, ci viviamo.

Cosa significa ‘società ludica’ e perché dovremmo essere consapevoli di farne parte e dunque capire come non farci imprigionare dalle sue dinamiche additive?

Quando si parla di dipendenze comportamentali e in particolar modo di una addiction come quella del gambling è necessario partire dal contesto. E il contesto in cui viviamo in Italia ci dice che c’è un aumento costante del gioco d’azzardo sia in termini di volume economico del giocato sia in termini di numero di giocatori. Si tratta di un trend che si sta verificando pressoché in ogni parte del mondo. Il contesto inoltre ci dice che le Regioni italiane con minor reddito medio pro capite registrano numeri maggiori di gioco d’azzardo. Tale proporzione – tra una maggior povertà e un maggior volume di giocato e di giocatori – è una costante in quasi tutti i Paesi del mondo. Questo accade sia dove ci sono leggi e norme più restrittive sia all’opposto dove c’è maggior liceità.

In tale contesto quale è la prima causa della diffusione del gambling?

Lo Stato è la prima causa della diffusione del gioco d’azzardo e dei conseguenti comportamenti additivi. L’Italia è un caso emblematico. Da noi vige infatti un grande paradosso: lo Stato mette il monopolio sull’azzardo che però sia la Costituzione che il Codice Penale considerano illegale. Il paradosso è tale che lo Stato, con tutte le sue deroghe, favorisce il gioco d’azzardo per aumentare il proprio erario e dunque i propri punti di Pil; lo stesso Pil che poi deve investire per curare gli effetti del disturbo da gioco d’azzardo. Sembra quasi una barzelletta, ma purtroppo è la realtà del nostro Paese. Indipendentemente dall’orientamento partitico dei diversi governi. L’altro grande paradosso è la distinzione tra gioco legale e gioco illegale che, a mio avviso, non esiste.

carte da poker e fishes nere con i semi e i simboli d'oro su un tavolo di mogano scuro a simboleggiare il lato oscuro e rischioso del gioco d'azzardo

Propende dunque per il proibizionismo?

No, perché non sarebbe risolutivo. Non si tratta di proibizionismo, ma di senso della realtà, ossia della consapevolezza di abitare una società ludica ad alto tasso di addiction e di cui ogni giorno vediamo gli effetti.

Può fare qualche esempio?

Le è mai capitato di notare che al supermercato, quindi nella grande distribuzione, al banco informazioni sono in vendita gratta e vinci & Co.? Così come nelle edicole, dove mediamente si vende più azzardo che informazione. Per non parlare ovviamente dei bar e delle tabaccherie che sono luoghi di frequentazione quotidiana in cui la vendita e l’esposizione dell’azzardo sono molto presenti. Pensi che vicino a casa mia c’è una tabaccheria che si chiama ‘La Dea Bendata’.
Non solo nella mia esperienza clinica, ma proprio nella mia esperienza di vita quotidiana mi è capitato più volte di ascoltare persone che parlano della propria attività di giocatori come di qualcosa assolutamente normale e per nulla rischioso. Una delle ultime occasioni è stata la conversazione allegra, spensierata e al contempo eccitata di due anziane signore sul treno che non vedevano l’ora di scendere a Pescara per andare a giocare nella sala bingo, dove, a loro dire, si sentono “bene”.

Quali sono le cause che hanno strutturato la società ludica di cui fa parte il gioco d’azzardo?

Una società ludica si instaura quando non ci sono più riferimenti di contenimento alla gamefication, che significa ridurre tutto al gioco, inteso come puro piacere. Per quanto riguarda l’azzardo oggi non viene più considerato né immorale né dannoso. D’altronde lo troviamo accessibile in ogni luogo e in ogni momento sia offline che soprattutto online. Per cui è facile percepirlo come un passatempo.

Sul tavolo di mogano scuro sono posizionate delle carte a formare diverse costruzioni e ci sono anche alcuni dadi colorati sembra tutto un gioco innocente invece si tratta di gioco d'azzardo che nasconde molti rischiQuesta mancanza di consapevolezza che potremmo definire come una vera propria dispercezione della realtà cosa comporta?

Significa, molto concretamente, che il gioco d’azzardo è oggi una delle espressioni della personale volontà che ognuno di noi ha di godere e di provare piacere. Questa naturale e sacrosanta propensione è diventata patologica, perché viene condizionata dal contesto ludico e deregolamentato in cui viviamo, tanto che il gioco d’azzardo viene vissuto come una fonte di piacere, uno svago. Un po’ come succedeva con l’alcol che dà quella sensazione di leggerezza e di estraneamento dalla realtà. Oggi sappiamo che l’alcol fa male ed è rischioso, per questo lo abbiamo sostituito con l’azzardo di cui non percepiamo il rischio.

La non percezione e la conseguente non consapevolezza del fattore del rischio, insito nel gioco d’azzardo, è stato spiegato molto bene dalla dottoressa Lucia Coco. Tuttavia la domanda sorge spontanea: Come è possibile?

L’azzardo in una società ludica è uno strumento che serve per estraniarsi dalla realtà, fuggendo dallo stress e dai problemi. Essendo a portata di mano, potendoci giocare comodamente dal divano di casa che ci dà una sensazione di sicurezza, non viene più percepito come rischioso. Possiamo dire che il gioco d’azzardo ha conquistato una dimensione familiare.

Una ragazzina tiene in mano in modo molto concentrato il proprio cellulare guardando fisso nello schermo l'immagine sta significare lo scarso controllo dei genitori verso i propri figli per quanto riguarda l'uso degli schermi che sono anche un veicolo di diffusione del gioco d'azzardo onlineIn che senso?

Lo vediamo molto bene quando i genitori – e vi assicuro che è una pratica davvero molto diffusa – eludono il proprio impegno educativo, dando al bambino che fai i capricci o che rompe le scatole il videogioco che ormai ha assunto il ruolo del ciuccio oppure al preadolescente il cellulare. Così come l’adulto si rilassa davanti a uno schermo, ugualmente consente la stessa modalità di comportamento ai figli. Un po’ come dire: io sto tranquillo, se gioco, quindi ti faccio giocare e così stai tranquillo pure te. All’origine c’è il rifiuto dell’impegno, frutto di una non accettazione della fatica e del dolore. Questa consuetudine, ormai radicata nella quotidianità di molte famiglie, causa la trasmissione di comportamenti ludici che sono, per loro stessa natura, additivi. Io dico sempre che tale modalità di estraniazione dalla realtà è anzitutto indotta dall’ipnosi telematica.

La guerra degli schermi…

Proprio così! Nel momento in cui ho uno stato d’animo negativo, lo schermo e il contenuto ludico che mi offre (dal videogame, al fashion influencer, all’azzardo, al porno, al social, alla serie tv…) mi permette di rifugiarmi in un luogo irreale. Così la fuga diventa una abitudine che ci porta a cercare una dimensione anestetizzata.

Un contesto dove non i sono più né limiti né confini. Basti pensare allo scrolling…

Questo è uno dei punti antropologici fondamentali che la società ludica ha distrutto: il limite. Quante delle nostre giornate si dividono tra il tempo del lavoro e quindi del dovere e il tempo del gioco e quindi del piacere? Nella società ludica che si alimenta dell’ipnosi telematica non c’è mai il game over. Questa trasformazione sociale è anche una trasformazione etica.

In che senso?

Alcuni studiosi sostengono che il comportamento ludico diffuso abbia sostituito il bisogno, la ricerca e quindi la pratica del sesso. Da un punto di vista storico l’ossessione ideologica del sesso ha coinciso in parte con la diffusione dell’AIDS. Ha dunque messo paura, portando a rinunciare al sesso e a trasferirlo, sublimandolo, nel virtuale. Non è un caso che il sesso digitale sia in costante e inarrestabile aumento.

Sono tappeto bianco soffice dal pelo lungo e sono sdraiate sulla destra una giovane mamma bionda vicino alla sua bambina che sta sulla sinistra dell'immagine anch'essa molto bella e bionda concentrata a guardare un libro per bambini. La bambina avrà me un anno e mezzo.la mamma guarda la sua bambina con amore.l'immagine simboleggia una educazione genitoriale che mette al centro l'attenzione, la presenza e la predilezione per giochi fisici piuttosto che online.sempre più minori in età sempre più precoce sono esposti agli schermi che sono anche veicolo di gioco d'azzardo onlineQuella che ha delineato è una società patologica. Si può curare?

Ecco che torna il tema dell’etica di cui dicevo prima. Se una società non ha riferimenti etici, è molto complicato mantenerla in salute. Quando parlo di etica, parlo dei valori fondamentali dell’essere umano che fanno parte della dimensione relazionale per la quale è imprescindibile l’elemento della solidarietà. Oggi più che l’attenzione e la cura verso l’altro, prendono il sopravvento altri valori che sono sostanzialmente il denaro e il piacere. Ricchezza e godimento oggi sono i principali riferimenti della società ludica in cui viviamo. Tanto che la famiglia si trova disarmata: non è più il luogo educativo primario e, anche quando vuole esserlo, è impotente, perché non ha la stessa forza incisiva degli schermi.

Quindi non ci sono speranze?

La speranza c’è sempre. Noi siamo homo sapiens per natura. Sono stati i costrutti di una società malata, sostenuta da un mercato manipolatorio con la compiacenza dei governi, a trasformarci in homo ludens. La dimensione ludica non è una dimensione di libertà, ma di schiavitù. La fuga è solo illusoria, in realtà ci stiamo imprigionando in una dipendenza. La soluzione sta anzitutto nella cultura. Infatti quando c’è una forte carenza culturale, mancano gli strumenti per una vera e sana educazione, perché senza cultura non può sussistere nemmeno l’etica. Quando parlo di forte carenza culturale, mi riferisco anche ai Paesi che definiamo sviluppati. Qui lo stress dovuto al lavoro, alle relazioni malate, alla ricerca di ricchezza e di piacere senza l’adeguata consapevolezza dei propri comportamenti spingono sempre di più verso la fuga nello svago. Questo è il loop che tiene in piedi la società ludica.

Quindi la soluzione sta nella cultura e nell’etica?

Sì, la cultura che dà origine a un’etica in cui si riconosce una comunità di persone in grado di essere davvero solidali. Quindi riscoprire e mettere in atto i valori autenticamente umani, cioè fondamentali per la salute dell’essere umano, che sono proprio quelli solidali. Questo richiede uno sforzo da parte di tutti.

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