P.I.N. For Life – Persone Indipendenti per la vita è il progetto di Assoutenti Campania, finanziato dalla Regione Campania, con lo scopo di contrastare il gioco d’azzardo e fornire sostegno socio-economico ai giocatori patologici, attraverso le tutele giudiziarie e il recupero al lavoro. P.I.N. For Life prende in carico le persone con Disturbo da Gioco d’Azzardo riconosciuto dalle Asl e con sovraindebitamento.
Si unisce dunque la cura sanitaria alla riabilitazione da sovraindebitamento, mediante un supporto legale dei professionisti di Assoutenti Campania e, se necessario, anche l’avvio di un reinserimento nel mondo del lavoro. Quest’ultima attività è resa possibile grazie alla sinergia con le tante associazioni del terzo settore coinvolte nel progetto.
Il tema del sovraindebitamento è uno dei problemi più gravi che il gioco d’azzardo causa e che ha un impatto non sono sulla singola persona, ma genera un impoverimento di tutta la società. Se vuoi approfondire ti consigliamo di dare un’occhiata qui e qui.
Alla presentazione del progetto P.I.N. For Life ha partecipato anche Maurizio Fiasco già membro dell’Osservatorio Nazionale di contrasto al gioco d’azzardo e presidente di A.L.E.A. (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) che fa parte degli esperti di Se questo è un gioco. I suoi contributi li puoi trovare qui e qui.
Alla presentazione del progetto P.I.N. For Life ha partecipato anche Maurizio Fiasco già membro dell’Osservatorio Nazionale di contrasto al gioco d’azzardo e presidente di A.L.E.A. (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) che fa parte degli esperti di Se questo è un gioco. I suoi contributi li puoi trovare qui e qui.
Ecco che cosa ha detto: «Sul tema dell’azzardo pesa una grande impostura delle istituzioni centrali che pesa su quelle periferiche, specialmente quelle in cui ci sono amministratori dotati di spirito di servizio. I sindaci vivono i fenomeni territoriali, vedono le famiglie in difficoltà e i conflitti intrafamiliari causati da operazioni commerciali manipolatorie. La vera misurazione dei servizi al cittadino si misura con la capacità di “potersi mettere a disposizione”, perciò chi si fa carico di questo deve fornire risposte e strumenti. Il primo strumento nel caso del gioco d’azzardo è la demistificazione. Bisogna liberare le vittime dai falsi bersagli: per esempio la tecnologia può essere positiva ma anche negativa, dipende dall’uso che se ne fa. Se la tecnologia è nelle mani di chi vuol fare business, allora manipola. Ormai c’è un exploit di scommesse anche online che coinvolge anche i giovanissimi: se prima della pandemia Covid c’era una soglia di accesso alta, ora si è abbassata. Bisogna combattere quella tecnologia nociva, che disarticola i processi cognitivi dell’età evolutiva, gli equilibri della famiglia, impoverisce percorsi di auto-assistenza, impoverisce il capitale sociale. C’è grande inettitudine di fronte a questi argomenti. Come si costruisce una posizione attiva? Agendo con piani finalizzati a ricostruire famiglie distrutte, dando fondi ai comuni per realizzare progetti attivi. Abbiamo lavorato molto con Pasquale Riccio e con l’ex assessore Antonella Ciaramella affinché la Regione Campania adottasse una legge sul gioco d’azzardo, legge varata nel 2020 con l’istituzione dell’Osservatorio Regionale sul gioco d’azzardo. La mia presenza qui indica l’impegno preciso che la Regione assume, non solo attraverso una legge ma tramite atti concreti. Vogliamo creare un maggiore collegamento tra la Regione e il governo centrale e prestare molta attenzione a modelli progettuali come questo che potrebbe diventare paradigmatico a livello nazionale. È necessario creare momenti interdisciplinari e trasversali, noi abbiamo proprio insistito sul concetto di lavoro interistituzionale non solo a livello di istituzioni regionali, ma anche con i vari stakeholders. Il lavoro principale non deve essere solo quello di censire i problemi e le difficoltà legate al gioco d’azzardo, ma è fondamentale investire su modelli di promozione della salute, della tutela e legalità, intercettazione precoce del disagio, rafforzamento delle professionalità e dei servizi creando un modello interdisciplinare e premiando le buone prassi. Vanno offerti servizi alle famiglie in difficoltà, consulenza psico-sociale, è necessario riconoscere l’azzardo prima che le vittime arrivino nelle comunità. Tutto ciò che riusciamo a intercettare, pur essendo il 12% dell’emergenza nazionale di azzardo, è poco perché c’è un fenomeno sommerso. Premiare il gioco responsabile non esiste. L’azzardo è figlio di un continuum sociale di fidelizzazione, di un business nocivo. Si deve lavorare lungo questi assi, e anche sugli esercenti pentiti per la fornitura di servizi di gioco, cui la legge riconosce il 50% di rimborso».
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