Partita aperta è lo spettacolo teatrale della compagnia Anime Specchianti di Ravenna che permette di guardarsi negli occhi: dal palco alla platea e viceversa.
Partita aperta parla di gioco d’azzardo, lo racconta e lo restituisce. Molto più di uno storytelling.
Una vera e propria immedesimazione che coinvolge tutti: chi gioca e chi non ha mai giocato.
Sono appunto partite aperte quelle con l’azzardo.
Per chi è caduto e poi uscito dalla trappola del gioco e che per tutta la vita deve farci i conti, perché l’azzardo mantiene alto il suo richiamo da Sirena.
Per i familiari su cui le conseguenze economiche ed emotive lasciano segni e strascichi indelebili.
Per chi con l’azzardo non ha mai avuto a che fare, ma che ne paga inconsapevolmente il costo sociale
ed comunque è a rischio, poiché l’offerta è sempre più capillare e pervasiva.
Siamo tutti in gioco, tra palco e realtà.
La partita con l’azzardo è più aperta che mai.
Lo sanno bene le quattro attrici, autrici e produttrici della compagnia teatrale Anime Specchianti: Chiara Nicastro, Martina Cicognani, Francesca De Lorenzi e Giorgia Massaro.
È Giorgia a raccontarci di questo spettacolo,
Partita aperta, nato quasi per caso e che «sta viaggiando da solo, perché intercetta un bisogno reale e sempre più diffuso».
come è cominciata la storia di questa compagnia
Dopo gli studi in giro per l’Italia e il mondo, Chiara, Martina, Francesca e Giorgia si ritrovano a lavorare insieme nella loro città, in occasione di una delle passate edizioni della Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival.
Nasce così una sintonia che le ispira a scrivere e a portare in scena diversi spettacoli, dando vita
alla compagnia teatrale Anime Specchianti. Inizialmente presentano due lavori su Dante, passando per uno spettacolo dedicato ai bambini, ma quasi subito cominciano, per desiderio e circostanze, ad avvicinarsi
a temi sociali, quali l’immigrazione e, appunto, l’azzardo.
È stata una sfida che ci ha portate a studiare
e a informarci dul gioco d’azzardo, grazie all’aiuto della dott.ssa Chiara Pracucci e dell’Associazione InSé. Abbiamo così avuto la possibilità di ascoltare giocatori e giocatrici d’azzardo patologici in recupero, ritrovandoci faccia a faccia con questo mostro contemporaneo.
Abbiamo debuttato nel Maggio 2018 al teatro comunale di Cervia e non ci siamo più fermate.
Fin da subito siamo state contattate dai Ser.D
e da varie associazioni, ricevendo richieste di portare lo spettacolo in diverse città.
Durante il lockdown, il bisogno di tenere alta l’attenzione sul gioco d’azzardo compulsivo è rimasto vivo e, non potendo portare in scena lo spettacolo, abbiamo partecipato con Chiara Pracucci a incontri online, leggendo testimonianze di giocatori in recupero o di familiari. Abbiamo ideato così una versione alternativa dello spettacolo che è stata veicolata come podcast da Chiara Pracucci e oggi siamo di nuovo sul palco in tutta Italia.
Da qui nasce l’idea di avere anche una versione
più “agile” dello spettacolo, dove alla lettura animata di testimonianze reali si alternano ad approfondimenti tecnici della psicologa Chiara Pracucci e dell’avvocato Giordana Pasini.
Con Storie di Partite Aperte, così si chiama, siamo andate alla Casa Circondariale di Ravenna
per portare il nostro lavoro ai detenuti.
partita aperta: che si apra il sipario
Veniamo allora allo spettacolo teatrale vero e proprio Partita Aperta, il modo più sicuro di ottenere nulla
da qualcosa.
«Ci siamo interrogate a lungo su cosa raccontare e su come farlo. Abbiamo scelto di dare voce al lato emotivo, al percorso, ai mostri che il giocatore affronta da quando si ammala fino a quando decide di lasciarsi aiutare. Insieme al giocatore, rappresentiamo le presenze insidiose e maligne che accompagnano la vita
di chi cade in una dipendenza: Fortuna, Menzogna ed Astinenza. Le abbiamo rese umane per avvicinarle
al pubblico, per renderle tangibili. Insieme a queste tre entità sovrumane c’è Famiglia che è vittima della dipendenza tanto quanto il giocatore. Famiglia entra inconsapevolmente nel baratro e cerca di salvare
se stessa e il suo familiare compulsivo, cosciente del fatto che il vero aiuto potrà arrivare solo ed esclusivamente da lui.
Abbiamo scelto questa soluzione narrativa, dopo esserci a lungo interrogate su cosa raccontare,
cosa scegliere di portare in scena, cosa sottolineare di più. E alla fine abbiamo capito che il percorso emotivo di chi il mostro lo ha vissuto sulla propria pelle avrebbe potuto parlare a tutti, anzitutto a noi che siamo state
le prime a lasciarci sensibilizzare».
La narrazione di Partita aperta è un flusso emotivo che genera immedesimazione, perché conduce direttamente dentro la dipendenza. Anche chi l’azzardo non lo ha mai toccato con mano, alla fine dello spettacolo rimane colpito, quindi cambiato, consapevole del rischio che tutti noi corriamo».
Insomma, ci si guarda negli occhi dal palco alla platea, perché la partita è sempre aperta.
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