Gabriella ha cominciato a «giocare 20 anni fa, quando sono andata in pensione e mi sono venute a mancare tutte quelle attività che mi riempivano la giornata. Mi sono trovata ad avere del tempo vuoto che non sapevo come riempire. C’erano inoltre la fatica e l’insoddisfazione nel rapporto con l’allora mio marito».
Una carriera nella moda ad alti livelli, quella di Gabriella, che per anni è stata dirigente d’azienda, unica donna in mezzo a tutti uomini, anche molto famosi. Aerei presi come fossero tram, andata e ritorno Milano- Stati Uniti in un week-end, pranzi e cene con musicisti, persino un incontro con la Regina Elisabetta. «Quando ho smesso di lavorare mia figlia era grande e mi sono separata da mio marito, non avevo più la mia vita creativa e frenetica e così ho trovato nel gioco quell’adrenalina, quell’emozione e quella sensazione di essere viva che ritenevo di avere perso. Giocavo esclusivamente al casinò, solo in un secondo momento ho cominciato a giocare anche al bingo».
Gabriella si rende conto di perdere davvero troppi soldi al casinò, dove ormai trascorre gran parte delle sue giornate e che la situazione le sta sfuggendo di mano: «Perdevo sempre. C’è stato un momento che non avrei avuto i soldi, faccio un esempio, nemmeno per comprarmi la caldaia, se si fosse rotta». Finalmente chiede aiuto alla sua famiglia – «ho detto a tutti del mio problema, perché bisogna farsi aiutare, altrimenti non si guarisce» – e arriva perfino a farsi interdire l’accesso ai casinò in Francia e in Svizzera, ma l’impulso di giocare è troppo forte.
Poi conosce il gruppo di sostengo gestito a Milano dalla dott.ssa Fulvia Prever.
E così comincia la risalita. Oggi sono quasi due anni che Gabriella non gioca, il lockdown l’ha aiutata, ma ancora di più la consapevolezza che l’azzardo non è un gioco.
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