La VII Commissione Cultura del Senato ha approvato mercoledì 5 marzo 2025 una risoluzione che apre alla possibilità di abolire il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo, introdotto nel 2018 con il cosiddetto “Decreto Dignità”. Questa decisione, se attuata, rappresenterebbe un significativo arretramento nelle politiche di tutela sociale contro la dipendenza da gioco d’azzardo, una piaga che da anni mina il tessuto economico e sociale del Paese.
Quali saranno le conseguenze? Dipendenza, mafie e meno tutela per tutti i cittadini.
Per approfondire ulteriormente vai su Avviso Pubblico.
Il gioco d’azzardo in prima fila nel finanziamento del calcio
Secondo quanto riportato nella risoluzione, il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo non avrebbe raggiunto l’obiettivo di contrastare il gioco d’azzardo patologico, ma avrebbe invece penalizzato le entrate del settore calcistico italiano rispetto al resto d’Europa. Tuttavia, questa affermazione solleva numerosi interrogativi: Quali studi indipendenti dimostrano che il divieto di pubblicità ha avuto un impatto nullo sulla dipendenza da gioco? E davvero la crisi del calcio italiano è riconducibile alla mancanza di sponsor legati all’azzardo?
In realtà, le difficoltà economiche del sistema calcio hanno origini più profonde, legate a problemi di gestione, investimenti e strategie di crescita. Riabilitare la pubblicità delle scommesse per garantire nuove entrate alle società sportive rischia di essere una soluzione miope che ignora i costi sociali devastanti del gioco d’azzardo patologico.
Non c’è causalita tra divieto di pubblicità e gioco illegale
La risoluzione cita la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco illegale del 2022, sottolineando come, nonostante il divieto di pubblicità, il gioco d’azzardo online e illegale siano aumentati, coinvolgendo anche i minori. Tuttavia, la stessa relazione non stabilisce alcun nesso causale tra il divieto e la crescita del gioco illecito. Anzi, il documento mette in evidenza come il divieto di pubblicità sia stato ampiamente aggirato, in particolare a causa delle linee guida AGCOM del 2019 che hanno permesso scappatoie nella sua applicazione.
L’abolizione del divieto di pubblicità non solo sarebbe inutile nel contrastare il gioco illegale, ma rischierebbe di esporre ancor di più fasce vulnerabili della popolazione agli stimoli delle scommesse, incentivando comportamenti a rischio.
Il paradosso del finanziamento della dipendenza
Un altro punto controverso della risoluzione riguarda la proposta di destinare una quota dei proventi derivanti dal gioco d’azzardo al finanziamento di progetti contro la dipendenza da gioco. Questa strategia appare profondamente contraddittoria: significa legare le risorse per il contrasto al gioco d’azzardo patologico alla crescita del settore stesso, in un circolo vizioso che rischia di alimentare più problemi di quanti ne risolva.
A rischio il ruolo di Regioni ed Enti locali
Oltre alla questione della pubblicità, si profila anche un ulteriore rischio: la revisione delle competenze di Regioni ed Enti locali nella regolamentazione dell’azzardo. Secondo le bozze del decreto di riordino del gioco su rete fisica, attualmente in discussione, le autonomie locali potrebbero perdere strumenti fondamentali per contrastare la diffusione indiscriminata del gioco d’azzardo nei territori.
Una riforma pericolosa durante la crisi economica
In un contesto di crescente difficoltà economica per molte famiglie italiane, aggravata dai conflitti internazionali e dall’aumento della povertà, riaprire la strada alla pubblicità dell’azzardo potrebbe avere conseguenze sociali drammatiche. Oltre al rischio di un incremento della dipendenza da gioco, si favorirebbe anche l’infiltrazione della criminalità organizzata che da tempo utilizza il settore dell’azzardo per il riciclaggio di denaro.
Il Governo e il Parlamento dovrebbero riflettere attentamente prima di compiere questo passo. Le analisi della Direzione Investigativa Antimafia e delle Commissioni parlamentari antimafia degli ultimi anni sono chiare: il gioco illegale prospera non a causa del divieto di pubblicità, ma per l’assenza di controlli efficaci e per le falle normative che ancora oggi consentono infiltrazioni mafiose nel settore.
La risoluzione della VII Commissione Cultura del Senato rappresenta un campanello d’allarme. Eliminare il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo significa esporre milioni di Italiani, inclusi giovani e fasce vulnerabili, a un maggiore rischio di dipendenza, con conseguenze economiche e sociali devastanti. La politica dovrebbe piuttosto concentrarsi sul rafforzamento delle tutele, sulla prevenzione e sulla regolamentazione efficace del settore, evitando scelte che potrebbero rivelarsi disastrose per la salute pubblica e la sicurezza del Paese.
0 commenti