La presidente di Fondazione Varenna, Fulvia Prever, psicoterapeuta da anni impegnata a curare le persone affette da disturbo da gioco d’azzardo con un focus particolare sul gioco d’azzardo al femminile, è anche parte vitale di SUNN Coop per la quale ha seguito, in veste di responsabile scientifico, vari progetti educativo/formativi della Regione Lombardia e del Comune di Milano; ha inoltre coordinato il progetto Erasmus +YOUGAM 2022/2024 al quale peraltro Fondazione Varenna ha avuto il ruolo di partner scientifico.
Si tratta del programma di ricerca ed intervento, rivolto agli adolescenti dai 14 ai 18 anni, dedicato al tema dell’uso dei videogiochi in questa fascia d’età. Il progetto nasce per determinare le scelte di gioco, le abitudini e il profilo di rischio dei giovani giocatori italiani e spagnoli. lo scopo è stato quello di sensibilizzarli e di formarli su tutto quello che riguarda il gaming, mettendo poi a confronto le analisi dei dati emersi, prima di tutto con un questionario anonimo, seguito da un confronto in presenza e quindi con una parte di trasposizione dei giochi online nel mondo fisico.
«I ragazzi sono stati molto contenti e partecipi ed è emerso quanto il gaming apra le porte al gambling. Inoltre, noi adulti abbiamo avuto la prova che i ragazzi, se provocati in modo positivo e se ascoltati, riflettono, partecipano e diventano consapevoli.
Il progetto è terminato con un questionario particolarmente sofisticato. Anche in questo caso i ragazzi ci hanno stupito, perché hanno saputo rispondere in modo intelligente a domande come per esempio: Cosa chiederesti a un compagno che, secondo te, gioca troppo con i videogame per capire se ha una dipendenza o comunque un problema? La risposta più divertente e interessante è stata: Ma ti ricordi ancora il colore dei prati?
Un altro aspetto che è emerso è legato allo sport, perché chi lo pratica è più aiutato a rimanere lontano dalla fascinazione pervasiva dei videogiochi, anche se però deve tenere le antenne ben dritte per non lasciarsi invischiare nelle scommesse sportive. Succede soprattutto in ambito agonistico, perché i ragazzi si sentono esperti del proprio sport e quindi sono sicuri nello scommettere, pensando che sia la conoscenza sportiva e non quella matematica (altrettanto pensiero eroneo) a poterli far vincere. Infine, c’è il problema di chi arriva ad alti livelli di agonismo e poi, quando smette di giocare, trova nei videogiochi e anche nell’azzardo e, soprattutto nelle scommesse sportive, uno sfogo per scaricare l’adrenalina».
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