L’inizio della scuola è sempre un momento particolare. Si riparte con nuove energie, si fanno progetti, si costruiscono routine. I ragazzi tornano tra i banchi, le famiglie si riorganizzano, si riscoprono orari e abitudini. È un tempo di aspettative, speranze, anche piccole ansie da gestire. Ma è — forse soprattutto — il momento giusto per chiederci che tipo di educazione vogliamo offrire ai nostri figli, e quali rischi è importante non sottovalutare.
Tra questi, ce n’è uno che spesso resta nascosto o viene liquidato troppo in fretta come “problema degli altri”: il gioco d’azzardo.
Perché parlare di azzardo proprio adesso
Oggi l’azzardo entra sempre più spesso nelle vite dei ragazzi in modo silenzioso e subdolo, perché si mescola a forme di gioco, competizione e intrattenimento che appaiono innocue. Primo fra tutti il gaming che spesso è una porta d’ingresso per l’azzardo.
App, scommesse sportive online, loot box nei videogiochi, giochi a pagamento che promettono vincite o status sociale virtuale: tutto questo crea un terreno fertile per abituare i più giovani alla logica dell’azzardo. E più precocemente si inizia, più aumenta il rischio di sviluppare comportamenti problematici. Esiste poi un’altra forma di azzardo mascherato che è il trading online.
Settembre, allora, non è solo il mese dei libri nuovi e dei buoni propositi. È anche un’occasione per guardare in faccia i pericoli educativi che corrono i nostri figli, e per decidere consapevolmente di fare la nostra parte.
La scuola come alleata preziosa
La scuola è molto più di un luogo dove si imparano nozioni. È uno spazio di crescita, di socializzazione, di confronto continuo, in cui i nostri figli trascorrono gran parte del loro tempo. Per questo può diventare anche un punto d’osservazione privilegiato: spesso sono gli insegnanti a cogliere per primi i segnali di disagio, di isolamento, di cambiamento nei comportamenti.
Ma non basta delegare. Serve costruire un rapporto di fiducia e collaborazione tra famiglia e scuola, in cui gli adulti si parlino, si ascoltino e si confrontino. I docenti non possono fare tutto da soli. E neppure i genitori. La buona pratica dell’educazione collaborativa si chiama infatti alleanza educativa scuola-famiglia.
Tu, genitore: cosa puoi fare davvero
Ascoltare davvero, anche quando i figli non parlano esplicitamente. Stare accanto senza invadere, osservare con attenzione i cambiamenti, aprire spazi di dialogo autentico.
Non banalizzare certi comportamenti: lunghe ore davanti agli schermi, richieste di denaro non motivate, uso compulsivo di app o giochi a pagamento, improvvise chiusure verso il gruppo di amici e ricerca della solitudine. A volte, dietro questi segnali, si nasconde un disagio che può avere a che fare anche con forme di azzardo digitale.
Educare alla gestione del denaro: non è mai troppo presto per insegnare il valore delle cose, il senso dell’attesa, la differenza tra desiderio e bisogno. Il denaro virtuale, quello che si spende con un clic, ha bisogno di essere “umanizzato”. Qui le 6 regole per una buona educazione finanziaria.
Promuovere alternative educative: sport, attività creative, volontariato, spazi di relazione autentica. I ragazzi che hanno passioni, che si sentono visti e valorizzati, sono più protetti dal bisogno di compensare con giochi rischiosi o illusioni di guadagno facile.
Condividere le regole: non servono proibizioni rigide, ma regole chiare, motivate e condivise. Anche sui tempi di utilizzo dei dispositivi digitali. Parlare di limiti non è una punizione, ma una forma di cura.
Riconoscere i segnali, senza allarmismi ma con attenzione
Un genitore non può né deve trasformarsi in investigatore, ma può imparare a riconoscere quando qualcosa non va. Cambiamenti improvvisi nel rendimento scolastico, alterazioni nel ritmo sonno-veglia, nervosismo inspiegabile, richieste insistenti di soldi, tendenza all’isolamento sociale: sono segnali che vanno accolti, non negati.
Parlarne con il ragazzo, senza giudizi né moralismi, può essere il primo passo per spezzare un meccanismo pericoloso. E se serve, cercare aiuto non è un fallimento, ma un atto di responsabilità e amore.
E se si scopre che c’è un problema con il gioco d’azzardo, chiedere subito aiuto. Qui puoi trovare aiuto.
Non sei solo: allearsi con altri adulti fa la differenza
A volte, da genitori, si ha la sensazione di essere soli, in balia di qualcosa di troppo grande. Eppure aondividere dubbi e preoccupazioni con altri genitori, confrontarsi con gli insegnanti, dialogare con figure educative può creare una rete di adulti attenti, capaci di sostenersi a vicenda. L’azzardo vive di silenzi, di vergogne, di segreti. Rompere quel silenzio, anche solo con una domanda, può cambiare tutto.
Un nuovo anno, una nuova possibilità
Ogni settembre porta con sé un’energia speciale. È un momento di passaggio, e come tutti i passaggi ci invita a scegliere che direzione vogliamo dare al nostro cammino educativo. Parlare di gioco d’azzardo, anche in famiglia, non significa spaventare, ma educare. Significa dire ai nostri figli che siamo presenti, che ci importa del loro futuro, che non abbiamo paura di affrontare le cose importanti.
Il nuovo anno scolastico può essere il momento giusto per iniziare una conversazione, per seminare consapevolezza, per fare un passo insieme verso una cultura che protegga davvero i più giovani. Perché un figlio informato, ascoltato, accompagnato… è un figlio più libero. Anche dal gioco d’azzardo.
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