Siamo a Reggio Emilia. Siamo nel 2000 e la Cooperativa Centro Sociale Papa Giovanni XXIII si trova a vivere quello che, col senno di poi, Enrico Malferrari, responsabile del dipartimento formazione del Centro, chiama «big bang».
Un uomo, imbianchino del posto, da poco uscito dalla tossicodipendenza, proprio grazie al percorso di cura intrapreso alla Papa Giovanni XXIII, torna al Centro, perché ha sviluppato un’altra dipendenza: quella da gioco d’azzardo.
«Da quel momento abbiamo avuto sempre più consapevolezza della portata del problema di quello che oggi chiamiamo e classifichiamo come Disturbo da Gioco d’Azzardo, ma che 20 anni fa non era ancora affrontato in modo sistematico» ci spiega Enrico Malferrari. Dall’inizio degli anni 2000 Malferrari e la Papa Giovanni mettono in campo risposte di trattamento, unendo vari strumenti e anche diversi professionisti. Hanno ben chiaro, infatti, che solo un lavoro in rete può davvero portare aiuto e fare la differenza. «Anche perché ci siamo sempre più resi conto di quanto la dipendenza da gioco d’azzardo, oltre ai meccanismi simili alle altre dipendenze, inevitabilmente sviluppa specificità che vanno individuate, comprese e trattate in modo adeguato, anche per le singole persone». Servono due qui competenze e strumenti che solo più realtà insieme possono portare.
Ecco perché proprio nel 2000 nasce Conagga, il Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo, di cui Enrico Malferrari è presidente e che oggi riunisce 24 enti da tutta Italia, condividendo quindi anche una conoscenza delle specificità territoriali.
Cosa significa lavorare in rete nella pratica e nei risultati?
Anzitutto la rete permette un aggiornamento continuo di conoscenze e di competenze, oltre a ala condivisione di informazioni, dati e pratiche di cura in un contesto che inevitabilmente cambia. Svolgiamo infatti formazione continua e un convegno nazionale annuale. Inoltre stiamo creando dei sotto-gruppi dedicati a temi per una formazione ancora più specifica per esempio sule varie pratiche di trattamento, sulla prevenzione ecc. Lo scopo che raggiungiamo meglio lavorando insieme è quello di mettere in circolo i saperi, così da essere più preparati e creare conoscenza e consapevolezza anche nelle persone, nei cittadini.
Avete anche rapporti con le Istituzioni?
Non direttamente, in quanto ci rivolgiamo a chi opera nel campo della cura dei disturbi legati al gioco d’azzardo e ai cittadini che ben sappiamo essere tutti a rischio di essere toccati dai tentacoli dell’azzardo. Facciamo però parte della campagna Mettiamoci in gioco e quindi abbiamo una valenza politica (non partitica). Significa appunto che ci rivolgiamo alla società civile. I singoli enti che fanno parte di Conagga lavorano poi per raccogliere e analizzare dati e in questo senso singolarmente possono avere rapporti con le istituzioni.
Quali sono i risultati del vostro lavoro in termini di conoscenza condivisa?
Così come 20 anni fa abbiamo intercettato quello che sarebbe diventa la pandemia dell’azzardo, oggi stiamo lavorando per renderci tutti consapevoli della necessità di far fronte ai nuovi caleidoscopici mascheramenti del mercato. Siamo dunque un avamposto di intercettazione dei cambiamenti del settore e dei conseguenti rischi per la società. Stiamo inoltre rilevando un cambiamento importante dei giocatori che, al netto del Covid, sono sempre più giovani e sempre più digitali. In particolare segnaliamo il boom dei casinò e delle scommesse online. Prevediamo dunque un forte rimodellamento dell’utenza. L’altro grande rischio sono il trekking online e i mercati manipolati, i rigged markets, una diffusa pratica finanziaria che utilizza tutti i meccanismi e i trigger dell’azzardo e dei circuiti generanti dipendenza.
In questo scenario quali prospettive e quali soluzioni?
Anzitutto in alleanza con la società civile: comunicare conoscenza e condividere consapevolezza. Ma tutto questo non è sufficiente se le Istituzioni non collaborano. Ritengo perciò che siano molto utili campagne nazionali come Mettiamoci in gioco di cui Conagga fa parte e che Conagga supporta. Un’azione che stiamo preparando per esempio è l’invio di questionari a diversi enti che si occupano di gioco d’azzardo, non solo quelli che fanno parte di Conagga, ma anche altri diffusi sul territorio oltre ai SerD e agli enti pubblici per capire il tipo di utenza che ognuno sta intercettando.
Dal punto di vista legislativo quale è l’auspicio di Conagga?
Serve una legge quadro che metta ordine ai diversi rivoli legislativi che amministrano il comparto dell’azzardo in modo parcellizzato e che quindi sono labili e facilmente aggirabili. E contemporaneamente serve una drastica riduzione dell’offerta. Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Inoltre è necessario che ci sia una condivisione in tempo reale dei dati del gioco legale che sono in possesso dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli altrimenti noi che lavoriamo sul campo non avremo mai in modo completo il polso della situazione. Insomma vorremmo avere a disposizione i dati ufficiali che vengono resi publici troppo tardi. Ricordatevi che noi ogni giorno abbiamo a che fare con quelle persone che rappresentano i dati e che mostrano come sta cambiano il gioco d’azzardo. E non sta certo cambiando per il meglio.
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