Quando giochiamo d’azzardo, veniamo ingannati costantemente dal nostro cervello. Per la verità questo accade anche in diverse occasioni della nostra vita quotidiana, non necessariamente legate all’azzardo. E succede perché si attivano i cosiddetti bias cognitvi. Si tratta dei giudizi o dei pregiudizi che non corrispondono alla realtà, ma che vengono sviluppati sulla base dell’interpretazione della realtà a partire dalle informazioni in nostro possesso. Anche se non sono logicamente connesse tra loro.
Il nostro cervello si ritrova a dare una rappresentazione distorta e poco veritiera della realtà che ci circonda. Questa rappresentazione distorta nasce dal fatto che, di tutte le informazioni a cui siamo esposti, riusciamo a percepirne solo il 50%, e di queste, solo il 7% rimane impresso nella nostra mente.
In altre parole, i pensieri (automatici e irrazionali), relativi a un evento o a una situazione, sono influenzati dagli “schemi cognitivi” presenti nel nostro cervello. Si tratta dei modi di pensare con cui ci rappresentiamo la realtà. Come possiamo eliminare questi schemi ingannevoli? Non possiamo!
L’unica soluzione, per non esserne vittime, è imparare a riconoscerli. Se non ci accorgiamo di stare attivando un bias cognitivo, infatti, rischiamo di commettere errori di valutazione, in ogni ambito della nostra vita. Questi errori possono causare danni, anche molto gravi, quando si gioca d’azzardo. Per esempio, un’erronea percezione del concetto di casualità e delle possibilità di vincita o di perdita porta a perdere anche ingenti somme di denaro in breve tempo.
I bias cognitivi del giocatore d’azzardo
Molti giocatori credono di poter controllare le proprie vincite o di poter prevedere gli esiti del gioco. Non è infrequente, infatti, riscontrare in loro idee come quella che: perdere molto aumenta le probabilità di vincite future o che vincere molto indica la possibilità di altre vincite future. Quando il giocatore sperimenta l’esperienza della perdita, in seguito ad una previsione di vincita, si crea in breve tempo una dissonanza cognitiva. Si tratta di una sostanziale distanza tra ciò che si crede e la realtà dei fatti, che evidenzia come la probabilità di vincere al gioco d’azzardo sia del tutto casuale e quindi indipendente dalle convinzioni del giocatore. È a questo punto che il giocatore inizia a sviluppare varie strategie, conseguenti le sue specifiche distorsioni cognitive, ritenendo così di poter aumentare la probabilità di vincita. Queste false credenze, che inducono il giocatore a ritenere di poter controllare eventi che in realtà vengono determinati dal caso, sono responsabili in larga misura del mantenimento del disturbo da gioco d’azzardo. Le distorsioni cognitive fanno sì che i giocatori formulino una errata valutazione dei risultati del gioco, la cui conseguenza sarà quella di essere convinti che nel tempo i risultati saranno in qualche modo pareggiati. E poi c’è l’imperfetta percezione delle probabilità da parte del nostro cervello che il matematico Paolo Canova ci ha spiegato molto bene.
I principali bias cognitivi che possiamo imparare a riconoscere
Ci fa pensare che eventi del passato influiscano su eventi futuri: “Se per quattro volte è uscito il nero, allora è più probabile che esca il rosso”.
Ci fa credere di avere capacità che non sono provate dalla realtà: “Sono più bravo di altri nell’indovinare i numeri fortunati… Capisco benissimo i meccanismi del gioco… Conosco le strategie giuste per vincere”.
Induce il nostro cervello a individuare tendenze e “leggi” relative a distribuzioni casuali che non esistono: “Se il numero tarda a uscire, sicuramente ha più probabilità di venire estratto. Se invece il numero è appena uscito, ci vorrà un po’ perché venga estratto di nuovo”.
Il nostro cervello correla due eventi che non hanno nessun legame di causa e conseguenza fra loro, eppure lui li ritiene interdipendenti: “Continuo a comprare i Gratta e Vinci nello stesso posto, perché lì ho vinto una volta… Gioco sempre alla stessa slot machine, perché una volta a quella macchinetta ho vinto”.
È l’errore logico in cui incappa il nostro cervello che distorce la stima delle probabilità, quando veniamo a conoscenza delle vincite realizzate dagli altri (tramite i media o esperienze più o meno dirette):
“In quel bar tabacchi è stato comprato un Gratta e Vinci vincente… Ho visto al telegiornale ed è avvenuta una grossa vincita al Lotto… vedi che allora vincere tanto capita regolarmente e quindi per vincere basta continuare a giocare!”.
Pregiudizi inerenti la memoria
Ci fa fare inconsapevolmente riferimento più spesso alle nostre esperienze positive di gioco, piuttosto che a quelle negative che di fatto dimentichiamo: “Vinco più spesso di quanto perda… Non perdo poi così tanto… Mi capitano spesso eventi fortunati”
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