È stato presentato il documento conclusivo dell’Osservatorio per il Contrasto alla Diffusione del Gioco d’Azzardo e il Fenomeno della Dipendenza grave presso il Ministero della Salute. Si tratta dell’organismo istituzionale consultivo del Ministero della Salute che, fra gli altri, ha il compito di monitorare la dipendenza dal gioco d’azzardo e l’efficacia delle azioni di cura e di prevenzione intraprese.
Ne fanno parte esponenti delle Istituzioni ed esperti, chiamati ad aggiornare, sulla base delle evidenze scientifiche, le linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette dal disturbo da gioco d’azzardo, nonché valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave.
Fra loro c’è anche Maurizio Fiasco, sociologo, ricercatore e docente su Sicurezza Pubblica e Gioco d’azzardo. Nella XVIII legislatura è stato consulente della commissione antimafia. Opera come esperto nella Consulta Nazionale Antiusura e in Alea (Associazione scientifica per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) della quale è past president.
In questa conversazione Fiasco condivide con noi il frutto di oltre tre anni di lavoro e anche di battaglie.
Il documento dell’Osservatorio afferma sette tesi istituzionali per pervenire a una regolazione ottimale delle quattro grandi aree della questione del gioco d’azzardo:
- Salute e Coesione Sociale
- Sicurezza pubblica
- Fiscalità
- Attività d’impresa.
Come si traducono nel concreto la tesi dell’Osservatorio?
Il Ministro e il Parlamento – disponendo oggi di un documento istituzionale organico e obiettivo – possono procedere o traducendo in atti quanto esposto con cura e con sintesi oppure non tenerne conto. Tuttavia, davanti al parere di un organismo consultivo incaricato di approfondire “con scienza e coscienza” dovrebbero motivare (anche davanti alla Corte dei Conti) il perché di deliberazioni difformi.
Esiste una proposta operativa per regolare e sviluppare in particolare i servizi socio-sanitari?
La prima esigenza è di agevolare l’accesso alle terapie del Servizio sanitario nazionale. Ricordando quel che fissano i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza): la presa in carico comporta un piano di cura personalizzato, sul profilo della condizione della singola persona con diagnosi di Disturbo da gioco d’azzardo (DGA, secondo la dizione tecnica ufficiale). Ormai i servizi hanno a disposizione (almeno dal 2017) le risorse finanziarie per offrire una “porta d’accesso semplice” a una reale terapia. Ma l’offerta risulta ancora scarsa sia nella qualità che nella quantità. Non certo per colpa dei professionisti che, anzi, nella maggior parte dei casi, sono ottimi. Va strutturato perciò meglio il setting terapeutico che dovrebbe avvalersi sempre di una équipe e di un luogo di cura dedicati e distinti dagli altri servizi. Oltre al perimetro del servizio “sanitario” occorre attivare sul territorio una rete sociale che prenda in carico le diverse dimensioni della sofferenza della persona con disturbo da gioco d’azzardo.
Quali sono queste dimensioni?
Anzitutto il disagio e il conflitto nella famiglia, che è quasi sempre sconvolta dalle condotte disfunzionali del giocatore patologico. Un esempio? Dai dati emerge che in un numero impressionante i femminicidi sono legati a situazioni di dipendenza da gioco d’azzardo. Ma pur non arrivando a esiti estremi, ci sono i danni causati ai figli con la trascuratezza dei doveri genitoriali. Quanti casi di un’infanzia o di un’adolescenza segnate dal pregiudizio sociale!
L’azzardo arreca inoltre danni alla dimensione lavorativa della persona giocatore. Oltre che provocare un grave dissesto economico. Non dobbiamo mai dimenticare che la dipendenza da gioco d’azzardo è una vera e propria patologia e che la patologia è sofferenza. Una sofferenza psichica, relazionale e di esclusione sociale.
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