Quando il gioco d’azzardo è patologico e come riconoscerlo

da | 9 Agosto 2024

Quando il gioco d’azzardo o gambling diventa problematico o patologico, ci sono segnali e sintomi che aiutano a capire se si ha una dipendenza o addiction oppure se si sta percorrendo la strada verso la malattia. Nel primo caso si tratta di gioco d’azzardo patologico, nel secondo di gioco d’azzardo problematico. 

Chiedere aiuto è il passo fondamentale da fare ed è anche quello più difficile. Così come non è semplice per un familiare o un amico capire se un proprio caro gioca d’azzardo in modo problematico oppure se soffre di Disturbo da Gioco d’Azzardo. Non chiamatela ludopatia. Non chiamatelo nemmeno vizio. Il vizio infatti è quando si sceglie di spendere denaro per qualcosa di appagante, come abiti costosi o macchine lussuose o viaggi… Quando invece c’è una dipendenza, non si sceglie. 

Il gioco d’azzardo patologico è riconosciuto come un disturbo compulsivo complesso e cioè una forma comportamentale patologica che crea gravi problemi alla persona che ne è affetta, causati dall’incontrollabilità del comportamento di gioco. Le conseguenze non rimangono legate all’ambito della salute individuale, ma toccano anche la sfera sociale, economica e perfino legale. Ecco perché il gioco d’azzardo riguarda tutti noi.

gli effetti del gioco d'azzardo patologico - ludopatiaChe cos’è il Gioco dazzardo patologico

Il Gioco d’Azzardo Patologico o Disturbo da Gioco d’Azzardo è una malattia mentale, riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale nel 1980. In quell’anno l’Associazione degli psichiatri americani lo ha inserirlo tra i disturbi psichici nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – DSM) che possiamo definire la Bibbia della psichiatria e che resta uno dei principali strumenti usati da psicologi e psichiatri per le diagnosi. 

Una decina d’anni dopo il Disturbo da Gioco d’Azzardo viene riclassificato come «disturbo del controllo dellimpulso». Oggi siamo alla quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali e il Disturbo da Gioco d’Azzardo è descritto come un «comportamento persistente, ricorrente e maladattativo di gioco che compromette le attività personali, familiari o lavorative». Si sottolinea inoltre che il Disturbo da Gioco d’Azzardo risulta correlato a: una frequente comorbilità psichiatrica (ossia la sovrapposizione e l’influenza di più stati patologici), una bassa qualità della salute fisica, dinamiche relazionali e sociali nocive, impattando così non solo a livello personale, ma anche sociale.

Nel 1999 l’Arizona Council on Compulsive Gambling definisce il gioco d’azzardo patologico come un «disturbo progressivo, caratterizzato dalla continua periodica perdita di controllo in situazioni di gioco, dal pensiero fisso di giocare di reperire il denaro per continuare a farlo, dal pensiero irrazionale e dalla reiterazione del comportamento, a dispetto delle conseguenze negative che quello produce». Definisce inoltre questo stato patologico come «causa di problemi di salute personale, di difficoltà familiari, economiche, sociali e lavorative». 

Ecco perché quando parliamo di gioco d’azzardo patologico parliamo anche di un problema di salute pubblica. Infatti anche L’ICD-10 (International Classification Disease) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha inserito tra i «disturbi delle abitudini e degli impulsi», riconoscendolo come un fenomeno che, in assenza di una corretta informazione e della giusta prevenzione, rappresenta una vera e propria malattia sociale, proprio a causa della sua diffusione capillare. In conclusione il Disturbo da Gioco d’Azzardo è a tutti gli effetti una dipendenza patologica sine substantia, ossia una dipendenza comportamentale, non causata dall’assunzione di sostanze come droghe o alcol.

In Italia solo nel 2012, il decreto dell’ex ministro della Salute Renato Balduzzi attribuisce alla «ludopatia» (intesa come «sindrome da gioco con vincita in denaro») il riconoscimento clinico e giuridico di disturbo da gioco d’azzardo. Questo decreto viene convertito nella legge 189 dello stesso anno e così il Disturbo da Gioco d’Azzardo viene inserito nei LEA, i Livelli essenziali di assistenza. Così chi è malato di azzardo ha diritto alle cure rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale. Solo Nel 2021 il Ministero della Salute sancisce l’adozione del regolamento Linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette dal gioco dazzardo patologico.

Che cos’è il Gioco dazzardo problematico

Il gioco d’azzardo problematico o a rischio, a differenza di quello patologico, non è citato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – DSM) tuttavia viene riconosciuto come grave disturbo che affligge chi gioca d’azzardo in modo compulsivo ed è considerato l’anticamera del gioco d’azzardo patologico, ossia della vera e propria malattia, qualora il comportamento non regredisca. Anche il gioco d’azzardo problematico è in grado di compromettere lo stato di benessere della persona con ricadute in ambito sociale.

Come riconoscere un comportamento problematico o patologico con l’azzardo

Ci sono criteri clinici che consentono di capire se il rapporto con il gioco d’azzardo è a rischio o addirittura già patologico, in particolare se sono presenti 4 o più sintomi per un periodo di almeno 12 mesi:

  1. Avere la necessità di giocare una quantità crescente di denaro con lo scopo di raggiungere l’eccitazione desiderata.
  2. Sentirsi irritabile o irrequieto/a quando si tenta di ridurre o di interrompere l’attività di gioco.
  3. Nonostante i ripetuti sforzi per controllare, ridurre o interrompere il gioco, la persona non ci riesce.
  4. Avere la preoccupazione per il gioco d’azzardo, per esempio, con pensieri persistenti con cui rivivere esperienze passate oppure pianificazioni di giocate future oppure strategie per ottenere danaro con cui giocare…
  5. Giocare in momenti di difficoltà per evadere dalla realtà difficile che si sta vivendo.
  6. Attuare il circolo vizioso di quelle che vengono definite “perdite inseguite”, ossia, dopo aver perso, tornare a giocare.
  7. Raccontare bugie per nascondere il coinvolgimento nel gioco d’azzardo e le perdite di denaro.
  8. Mettere a repentaglio o perdere relazioni significative (come quella coniugale o compromettere il rapporto e la cura dei figli, ma anche relazioni amicali), il lavoro o lo studio a causa del gioco d’azzardo.
  9. Chiedere prestiti, anche indebitandosi, per continuare a giocare.

Quali sono le cause del gioco d’azzardo patologico

Le cause del Disturbo da Gioco d’Azzardo sono diverse e spesso correlate tra loro. Quello che è certo è che l’ambiente interagisce in modo significativo con la storia della vita della persona che si ammala. D’altronde viviamo in una società additiva, ossia ad alto tasso di addiction (dipendenza). Nel caso dell’azzardo questa condizione è particolarmente evidente. Basta fare attenzione alle diffuse e pervasive offerte di gioco offline e online.

In molti casi è chiaro come chi sviluppa tale patologia soffra anche di vulnerabilità neurobiologiche che possono facilitare l’insorgenza di una dipendenza comportamentale come appunto quella da gambling. Per esempio la persona può essere affetta da carenza o da fragilità nel controllo degli impulsi oppure può avere difficoltà nelle funzioni di ragionamento o ancora alterazioni nei sistemi di alcuni neurotrasmettitori. Si tratta quindi di fattori biologici che sicuramente hanno rilevanza, ma che tuttavia, per causare una dipendenza da azzardo, il più delle volte da soli non bastano; sono piuttosto correlati a fattori psicologici e/o ambientali. Ci sono infatti anche persone che si ammalano di azzardo senza avere una predisposizione biologica.

Le cause del Disturbo da Gioco d’Azzardo sono quindi un mix di fattori biologici, psicologici e sociali. Fattori facilitanti o per meglio dire a rischio che possono essere dovuti per esempio a storie familiari difficili. Ci sono poi anche eventi traumatici che avvicinano le persone al gioco, oltre ai cosiddetti ‘rinforzi’ del proprio comportamento, ottenuti dopo vincite al gioco oppure all’uso dell’azzardo come fuga dai problemi.

Il comportamento di gioco può inoltre venire attivato da impulsi e stimoli visivi e uditivi (luci intermittenti, volume alto, tintinnio delle monete…) tattili, olfattivi, gustativi oppure da alcuni ricordi. Questi sono tutti elementi che scatenano reazioni comportamentali. Perciò l’impulso a giocare può essere indotto sia da fattori provenienti dall’esterno e quindi di natura ambientale oppure da ricordi ed evocazioni di memoria elaborati dalla persona, anche se non ci sono stimoli esterni.

Quali sono le caratteristiche del giocatore dazzardo patologico

Quella dei giocatori e delle giocatrici d’azzardo problematici e patologici è una categoria eterogenea. A partire dalle cause che portano allo sviluppo della dipendenza.

Tuttavia esiste una curva di comportamento simile in tutte le storie di gioco in cui all’inizio c’è quella che è stata definita una ‘fase vincente’. Chi gioca ha avuto una vincita (non necessariamente grossa) oppure spera/crede nel guadagno facile oppure ancora gioca solo per divertirsi più che per guadagnare, in tutti i casi si sente in grado di poter controllare il gioco.

Anche quando comincia l’inevitabile seconda fase, quella in cui il giocatore o la giocatrice cerca sempre più disperatamente di recuperare le perdite che, continuando a giocare, si accumulano. Il rischio del sovra-indebitamento fino all’usura è adesso dietro l’angolo. Eppure non ci si ferma. Si mente ai familiari, la qualità della propria vita e della propria salute peggiorano, si mettono a rischio il lavoro e le relazioni, fino a sviluppare altre dipendenze come quella da fumo, da alcol e persino da droghe;  in molti casi si sarriva a compiere azioni illegali.

In questa fase si sviluppano e si manifestano alcune distorsioni o bias cognitivi tipiche dei giocatori d’azzardo e che spieghiamo bene qui e qui. Chi gioca è infatti convinto di avere un’influenza sul l’attività di gioco, attribuendo le perdite e le vincite eventuali alla propria abilità. In questa fase si radicalizzano anche meccanismi comportamentali di condizionamento come, per esempio, l’“inseguire la perdita”, ovvero scommettere sempre più frequentemente somme di denaro sempre più elevate con lo scopo di recuperare le perdite subite. Di fatto si tratta degli stessi meccanismi che intervengono nelle dipendenze da sostanza, come il craving, l’assuefazione, la sindrome da astinenza, la preoccupazione eccessiva per il gioco che conquista completamente la mente, rendendo schiavo dell’azzardo.

Chi gioca in modo prima problematico e poi patologico: sta male se non gioca, è irritabile, ansioso, aggressivo, pensa solo al gioco smettendo di interessarsi a tutto il resto. Ecco che a questo punto arriva la cosiddetta ‘fase della disperazione’, quando cioè chi gioca si rende conto dei disastri provocati eppure non riesce a smettere, tanto che spesso l’unica via di ‘uscita’ sembra essere il suicidio oppure chiedere aiuto. Da qui comincia il percorso di recupero.

Giocatori e giocatrici: quali sono le differenze

Come per tutte le dipendenze anche per quella da gioco d’azzardo ci sono differenze sostanziali nelle cause, nel decorso e nella cura della malattia tra maschi e femmine (gender gap). Se questo è un gioco approfondisce questo argomento qui. Generalmente le donne giocano d’azzardo per placare stati di ansia e/o di depressione, dovuti, il più delle volte, al contesto e alle condizioni di vita. Nel gioco le donne trovano infatti una via di fuga con cui estraniarsi dai problemi della vita. Possiamo dire che l’azzardo è per le donne un antidepressivo. 

Infatti generalmente le giocatrici d’azzardo sono donne con problemi familiari o con vulnerabilità sociale ed economica che spesso – come succede anche per altri tipi di dipendenza – hanno subito traumi. Non di rado, inoltre, le giocatrici patologiche hanno una storia passata o attuale di violenza psicologica, fisica, abusi, e/o sono vittime di violenza economica. Il gioco permette loro spesso di sopportare questo dolore. Le donne non amano i giochi competitivi come le scommesse in quanto cercano meno eccitazione e sfida rispetto agli uomini. I giochi preferiti sono dunque le slot-machine, il gratta e vinci, il lotto, il bingo (soprattutto in presenza così da socializzare)… ma anche a giochi online in cui possono trovare una sorta di straniamento dal mondo. 

Fino a poco tempo le donne si approcciavano al gioco da adulte. Oggi però l’industria dell’azzardo vuole raggiungere la popolazione femminile di ogni età. Per questo motivo il mercato promuove sempre più prodotti online destinati in modo specifico alle ragazze. 

l numero esatto di donne che giocano non lo conosciamo, in quanto la donna si vergogna più dell’uomo. Su di lei, infatti, ancora vige uno stigma sociale che la colpevolizza. Anche se la normalizzazione dell’azzardo sta affievolendo meno questa remora.

Nelle donne è poi frequente il fenomeno di telescoping, tale per cui esse iniziano a giocare più tardi degli uomini, ma raggiungono più rapidamente livelli problematici.

Il quadro clinico di una giocatrice d’azzardo patologica è ovviamente diverso rispetto a quello di un giocatore ed è particolarmente complesso. Gli interventi di cura per le donne con gioco d’azzardo patologico, ma anche problematico, devono essere mirati alle specificità della salute femminile; devono inoltre tenere conto di diversi aspetti, correlati fra loro, a partire dalla storia personale. La pratica clinica e la ricerca scientifica ci dicono che puntare sugli aspetti relazionali è la modalità più utile per il recupero della giocatrice d’azzardo patologico o problematico come spiega la nostra esperta di riferimento Fulvia Prever.

Quali sono le categorie di persone più a rischio di dipendenza da azzardo

Esistono categorie di persone che per motivi di fragilità sono più a rischio di cadere in una dipendenza, fra cui quella da gioco da azzardo.  Anzitutto i giovani che sottovalutano il rischio, se non addirittura non lo percepiscono. Quando parliamo di giovani, ci riferiamo anche ai più piccoli che frequentano le scuole elementari e che spesso vengono iniziati, quasi inconsapevolmente, al gambling: basta far parte di una famiglia di giocatori abituali, non necessariamente patologici, oppure accompagnare spesso il nonno o la nonna a comprare il gratta e vinci… Quando poi si diventa preadolescenti e adolescenti, lo smartphone in tasca e la continua connessione online, oltre alla pratica frequente, se non quotidiana, del gaming, sono porte aperte al gioco d’azzardo come mostriamo qui. Trovi tutti gli altri approfondimenti sul legame tra giovani e azzardo qui.

Anche gli anziani, soprattutto se soli, sono a rischio. L’invecchiamento porta con sé infatti fattori di rischio specifici quali:

  • solitudine e isolamento: la pensione, la perdita del partner o la riduzione delle relazioni sociali possono accrescere il bisogno di socializzazione e svago, che il gioco d’azzardo può offrire illusoriamente.
  • noia e mancanza di stimoli: la routine quotidiana può portare a cercare sollecitazioni forti come quelle offerte dal gioco.
  • problemi di salute: dolore cronico, depressione o demenza possono spingere a cercare sollievo o distrazione nel gioco.
  • maggiore tempo libero: più tempo a disposizione aumenta le occasioni di gioco e la permanenza nei luoghi dedicati, ma anche sempre più online.
  • fattori economici: difficoltà economiche o la percezione di un futuro incerto possono indurre a tentare la vincita come soluzione. 

    Un’altra categoria a rischio è quella delle persone con disturbi psichici che ovviamente aumentano la vulnerabilità, e pure chi ha problemi socio-economici e che cerca un riscatto veloce oppure vuole evadere dalla sua difficile realtà.

Come si cura il Disturbo da Gioco d’Azzardo

Linee Guida Internazionali indicano di trattare il Disturbo da Gioco d’Azzardo seguendolo come le dipendenze da sostanze, confermando quindi la necessità di approccio multidisciplinare e la massima personalizzazione del percorso terapeutico.

I trattamenti principali sono le terapie cognitivo comportamentali di ultima generazione, che hanno dimostrato una buona efficacia nel controllo del gioco patologico e che hanno anzitutto l’obiettivo di rimuovere gli stimoli condizionati al gioco; quindi, richiedere di fatto l’astinenza assoluta dal gioco, per poi aiutare il paziente a capire quali schemi di intervento può seguire per riuscire a ripagare i debiti. 

Nei piani di trattamento vengono anche inseriti esercizi di mindfulness per gestire ad esempio l’intolleranza delle frustrazioni, e ove necessario, la terapia farmacologica.

Sono parimenti importanti anche gli interventi a sostegno dei familiari, che devono prevedere una fase di psico-educazione per aiutarli a comprendere le dinamiche del disturbo e migliorare quindi le relazioni con i pazienti. Per i familiari Se questo è un gioco offre un supporto dedicato qui.

Anche la realtà virtuale viene usata come strumento all’interno di un percorso di cura del giocatore e della giocatrice patologici, così come trattamenti quali la Stimolazione Magnetica Trasncranica.

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