I numeri dicono che è allarme per quanto riguarda le dipendenze sia da sostanza che da comportamento. Le persone vivono una condizione di addiction ormai pervasiva ad ogni livello. Questi numeri e queste persone fanno parte dell’esperienza clinica che viene monitorata e rilevata da realtà come l’Osservatorio sulle Dipendenze. Un ente del terzo settore impegnato sul territorio e che lancia l’allarme, ma che lavora anche intervenendo con azioni e proposte concrete di prevenzione e di cura
Sì, c’è un aumento preoccupante delle dipendenze. Sì, ci sono risposte che si possono, anzi si devono, mettere in atto. E per fortuna c’è chi lo fa ogni giorno.
Dalla pratica clinica emerge in particolare quanto l’allarme riguardi soprattutto la fascia dei giovani e dei giovanissimi, ossia la cosiddetta Gen Z. I nati tra il 1995 e il 2010 vivono una diffusa condizione di fragilità che spesso si trasforma in una vera e propria crisi,. Questa tendenza è sempre più legata alla dinamica delle dipendenze da sostanza e comportamentali, come abbiamo riportato qui e qui.
Se pensiamo che i giovani sono gli adulti di domani, ossia genitori, insegnanti, medici, idraulici, poliziotti, ingegneri, piloti eccetera eccetera eccetera è evidente che il problema riguarda tutti noi.
Ci aiuta a esplorarlo Alessandro Vento psichiatra, responsabile dell’associazione Osservatorio sulle Dipendenze e membro della Commissione sulle Dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma.
L’Osservatorio sulle Dipendenze
L’esperienza dell’Osservatorio sulle Dipendenze comincia nel 2013 proprio su iniziativa del professor Alessandro Vento. L’obiettivo è colmare alcuni tra i più importanti gap informativi, rispetto a sostanze e comportamenti che generano dipendenza. In particolare «siamo nati dall’esigenza di coordinare un network di ricerca tra alcune università sulle nuove sostanze psicoattive. Da questa esperienza si è sviluppato parallelamente anche un ramo clinico che si occupa soprattutto, ma non solo, dei più giovani. Proponiamo interventi di prevenzione, di cura e medico-legali».
L’Osservatorio sulle Dipendenze ha dunque una doppia anima scientifica e clinica, di ricerca ed esperienziale. Questo permette di avere uno sguardo ampio e approfondito. È stato infatti sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Ordine dei Medici di Roma ed è stato premiato il progetto In_Dipendenza con un finanziamento del Dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
«Una delle principali attività dell’Osservatorio sulle Dipendenze» spiega il professor Vento «è la prevenzione nelle scuole e nei centri sportivi. Qui abbiamo particolare attenzione al rapporto tra gaming e gambling, oltre alle dipendenze da Internet e da social network. Il metodo usato è quello della peer education per cui sono i ragazzi stessi a spiegare e a informare i loro compagni sulle dipendenze».
Per fare le tue scelte ti serve consapevolezza, altrimenti è solo azzardo. La consapevolezza passa per la conoscenza. La conoscenza si fonda sull’acquisizione di informazioni libere da condizionamenti o pregiudizi.
Dal vostro osservatorio rilevate un aumento dei giovani e dei giovanissimi affetti da dipendenze?
L’aumento degli adolescenti con comportamenti problematici e anche patologici legati alle addiction è sicuramente in aumento. Lo dimostrano sia i dati nazionali sia i numeri che raccogliamo come Osservatorio sulle Dipendenze. Tuttavia, basta essere un operatore sanitario che tutti i giorni ha che fare con la pratica clinica per accorgersene.
Tra l’aumento delle dipendenze fra i ragazzi e le ragazze c’è anche quella legata al gioco d’azzardo?
Certamente, come avete già comunicato con l’intervista alla dottoressa Molinaro anche i dati ESPAD 2022 confermano che 1 ragazzo/ragazza su 2 gioca d’azzardo sia online che offline. Questo alza di molto il rischio di sviluppare comportamenti problematici, se non addirittura patologici. Anche i dati raccolti dall’Osservatorio sulle Dipendenze – in particolare attraverso l’azione di prevenzione che facciamo nelle scuole medie e superiori di Roma e Provincia – riportano che almeno 1 ragazzo/ragazza di ogni classe gioca regolarmente d’azzardo. Le classi hanno una media di 25 studenti.
Come possiamo leggere questi dati?
Anzitutto, avendo presente che quanto più i ragazzi e le ragazze giocano d’azzardo, tanto più si radicano in loro le cosiddette distorsioni o bias cognitive. Si tratta di convinzioni sbagliate sulla realtà. Per esempio i ragazzi che scommettono, e in particolare che fanno scommesse sportive, sono convinti di vincere. Sono realmente convinti di poter battere il Banco – che invece come sappiamo è programmato per vincere sempre – applicando schemi matematici oppure attuando azioni che non hanno nulla a che fare con comportamenti razionali.
Nelle ragazze invece si attuano per lo più distorsioni cognitive legate all’immagine di sé e che, nei casi più gravi, inducono a una polidipendenza: da gambling e da sostanze. Si tratta di quelle che vengono chiamate Performance and Image Enhancing Drugs and Substances. Sono farmaci assunti per migliorare o modificare l’aspetto fisico. I PIED fanno parte di una categoria più ampia di sostanze assunte anche per migliorare il funzionamento cognitivo, l’umore e i comportamenti sociali, nonché le prestazioni sessuali.
Cosa fate per intervenire in questo scenario?
Oltre alla ricerca scientifica, ci impegniamo in azioni di prevenzione nelle scuole. Adottiamo il metodo della peer education. Questo sviluppa un buon livello di consapevolezza. Sono infatti i ragazzi stessi a collaborare per portare conoscenza ed educazione, attraverso attività creative condivise. I ragazzi, per spiegare ai loro pari: che cosa sono le dipendenze, perché alcuni comportamenti che si mettono in atto spesso inconsapevolmente sono pericolosi, come si può capire di avere comportamenti a rischi… danno vita a manifestazioni espressive come slide, video e persino contenuti creati con la realtà virtuale. Ovviamente sempre con la guida di adulti esperti che l’Osservatorio sulle Dipendenze mette a disposizione. Questo lavoro di peer education favorisce anche la promozione di abilità relazionali e sociali che permettono ai messaggi di trasmettersi quasi per osmosi.
Quanto la Pandemia e i lockdown hanno inciso sulla fragilità dei giovani?
Moltissimo. Ne vediamo continuamente le conseguenze. Tra i giovani con comportamenti problematici o dipendenti, una buona percentuale affonda le radici delle sue cause proprio nella Pandemia che ha fatto da amplificatore di dinamiche già a rischio. Oggi stiamo vivendo la coda lunga del malessere psicologico adolescenziale che la Pandemia ha fatto esplodere. Basti pensare che, dopo il 2021, in tutta Italia, il numero degli under 18 in pronto soccorso e ricoverati è aumentato in modo considerevole. A Roma questo numero è addirittura raddoppiato. Le manifestazioni di disagio vanno dall’assunzione smodata di alcol alla tagliarsi braccia e gambe fino alle varie conseguenze delle dipendenze legate al mondo online e ovviamente anche al gioco d’azzardo. Inoltre, sempre più famiglie chiedono aiuto per i figli adolescenti che sviluppano forme di depressione che spesso sfociano in vere proprie malattie psichiatriche.
Esiste un gender gap legato al disagio giovanile e ai comportamenti da addiction?
Sì, certo esiste una differenza tra maschi e femmine sia per quanto riguarda sia le cause del disagio sia le sue manifestazioni.
In particolar modo, se parliamo di gambling, le ragazze giocano non solo online, ma anche offline, manifestando quelle distorsioni cognitive che dicevamo prima, legate all’immagine di sé.
I maschi preferiscono il gioco online, dove in particolare le scommesse sportive la fanno da padrone, perché garantiscono scariche di adrenalina.
Il mercato poi si sta attrezzando a fornire sempre più prodotti di gioco d’azzardo targettizzato al femminile, quindi il numero delle giovani giocatrici sta aumentando.
Di cosa c’è bisogno per aiutare la Gen Z che possiamo dire essere costantemente a rischio di addiction?
Servono diverse azioni da mettere in campo in modo simultaneo e congiunto su vari livelli. Anzitutto una promozione della salute a livello culturale. Perciò non solo nelle scuole e nei centri sportivi, ma anche presidiando i luoghi online. Va data una lettura coerente dell’epoca che stiamo vivendo. Solo con la giusta conoscenza, frutto delle corrette informazioni, si può generare consapevolezza. Senza consapevolezza, non si può fare prevenzione e nemmeno cura. Dunque va permesso ai ragazzi, già in età precoce, di esprimersi in attività di tipo creativo, in modo che possano scoprire e sperimentare le proprie passioni. Questa promozione della creatività, deve essere proposta come una scelta libera e non condizionata dalla performance.
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