Il gioco d’azzardo non è solo un problema individuale: contribuisce a mantenere e aggravare le disuguaglianze sociali.
Quando il denaro, invece di essere usato per bisogni reali, viene destinato alla “fortuna”, le famiglie con meno risorse rischiano di cadere in situazioni di indebitamento e isolamento.
E non si tratta di un fenomeno marginale: in Italia la spesa per il gioco è altissima proprio nelle aree con redditi più bassi, trasformando l’azzardo in una vera e propria “tassa sulla povertà”.
Nord e Sud non sono uguali
I dati mostrano differenze significative:
- nei piccoli comuni, soprattutto al Sud e nelle isole, la spesa pro capite per il gioco è più elevata, anche online;
- la concentrazione di punti gioco (fisici e digitali) è maggiore in aree con meno alternative culturali e sociali.
Questo significa che l’offerta di azzardo è spesso più presente proprio dove ci sono più fragilità.
Chi ha meno rischia di più
Reddito basso, disoccupazione e basso livello di istruzione si correlano con una maggiore propensione al gioco.
Chi ha meno strumenti culturali ed economici tende a:
- sovrastimare le probabilità di vincere;
- sottovalutare i costi cumulativi delle giocate;
- essere più vulnerabile alle “quasi vincite”;
- illudersi di avere un controllo che in realtà non esiste.
Questi meccanismi mostrano come chi parte svantaggiato sia più esposto ai rischi dell’azzardo.
Il digitale amplifica le disuguaglianze
Il gioco online, disponibile 24 ore su 24 e in forma anonima, riduce le barriere d’accesso. Chi ha una connessione e uno smartphone è costantemente esposto a pubblicità e promozioni. Per chi vive isolato o con meno opportunità sociali, l’online diventa l’unico “spazio di intrattenimento”, accentuando le disuguaglianze.
Giovani e minorenni: la normalizzazione del gioco
Nelle aree con poca offerta culturale e sociale alternativa, il gioco rischia di diventare un comportamento normalizzato tra adolescenti.
Una ricerca pubblicata su International Journal of Mental Health and Addiction (A Portrait of Gambling Behaviors, 2023) mostra che i giovani più vulnerabili, per contesto familiare o culturale, non percepiscono i rischi legati al gioco e sono più esposti a sviluppare dipendenza.
Questo significa che il gioco d’azzardo può amplificare le disuguaglianze future, compromettendo la salute e le opportunità delle nuove generazioni.
I costi sociali invisibili
Non si tratta solo di soldi persi. L’azzardo genera costi sociali enormi:
- peggioramento della salute mentale (ansia, depressione, suicidi);
- conflitti familiari e isolamento sociale;
- perdita di produttività lavorativa;
- crescita del crimine legato ai debiti di gioco.
Una tassa sulla povertà
L’espressione “tassa sulla povertà” descrive bene il meccanismo: chi ha meno risorse economiche finisce per spendere proporzionalmente di più nel gioco, nella speranza di “vincere rapido”. Come evidenziato nel Libro Nero dell’Azzardo di Federconsumatori, le aree con redditi mediamente più bassi registrano le spese pro capite più alte nell’azzardo.
Lo spazio urbano conta
Uno studio recente, Slot machine venues and their boundaries (2025), pubblicato sulla Rivista della Società Italiana di Antropologia Culturale, dimostra come il gioco sia ormai normalizzato nei tessuti urbani.
L’analisi mostra che:
- certi quartieri diventano veri epicentri del danno economico e sociale;
- marketing e architettura degli spazi rendono il gioco sempre più visibile e accessibile;
- i simboli e i confini sociali delle città incidono sul rischio di dipendenza.
Crisi economica e azzardo: un legame pericoloso
Le ricerche mostrano che in momenti di crisi economica – reali o percepite – cresce la propensione all’azzardo e diminuiscono i consumi essenziali. Mentre la pubblicità continua a promettere “vincite facili” e a promuovere il “gioco responsabile”, la realtà è che le famiglie più vulnerabili finiscono sempre più intrappolate nel meccanismo dell’azzardo.
Il gioco d’azzardo in Italia non è solo una scelta personale, ma un fenomeno che amplifica le disuguaglianze sociali. Colpisce di più chi ha meno, mantenendo intere fasce della popolazione in un circolo vizioso di povertà, debiti e sofferenza psicologica. Rompere questo meccanismo significa non solo aiutare i singoli giocatori, ma riconoscere il peso sociale dell’azzardo e proteggere le comunità più fragili.

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