La storia di Valentina, moglie di un giocatore d’azzardo patologico, racconta il difficile percorso di una famiglia per superare la dipendenza dal gioco. Tra momenti di crisi e speranza, il loro cammino dimostra che con il giusto aiuto e una rete di supporto si può tornare a vivere.
Valentina ha voluto condividere con noi la sua storia, quella di moglie di un giocatore d’azzardo patologico. La sua battaglia contro il gioco d’azzardo è stata un percorso di alti e bassi, ma con una luce in fondo al tunnel: «La nostra storia è una battaglia lunga e difficile, ma anche una testimonianza di speranza e di come, con il giusto aiuto, si possa uscire da un tunnel buio».
Una storia lunga 10 anni
Valentina oggi ha 35 anni, ma è dal 2015 che combatte accanto a suo marito: «Ricordo ancora il giorno in cui ho scoperto la verità. Era agosto del 2015, eravamo seduti al tavolo della cucina. “Dove finiscono questi soldi?” gli ho chiesto, con la voce tremante. “Hai un’altra donna?”. E oggi dico che sarebbe stato meglio!». Invece la verità era un’altra. La mente di Valentina era un turbine di pensieri confusi. Non riusciva a credere che la sua famiglia potesse essere minacciata dalla dipendenza da azzardo.
«La confessione di mio marito è stata un pugno allo stomaco. Giocava alle slot machine e ai gratta e vinci». Per fortuna questa giovane donna, dopo un primo normale momento di rabbia, non si è fatta sopraffare dalla disperazione: «Non dobbiamo mai dimenticarci che la dipendenza non è un vizio, ma una malattia che ci stava divorando. Sono però stata ferma e decisa. Gli ho detto: “Hai una scelta. Se vuoi tenere la tua famiglia, ti fai aiutare. Altrimenti, prendiamo strade separate”. Dovevo proteggere i nostri figli».
Valentina e suo marito si rivolgono al Ser.D e così scoprono che esistono tantissime associazioni che offrono supporto a giocatori e familiari. Psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, gruppi di auto mutuo aiuto: un’intera rete di persone che ti tendono la mano. Il percorso è stato un susseguirsi di alti e bassi. Il senso di colpa, l’impotenza, la paura di non riuscire a controllare la situazione: «Spesso mi chiedevo se mio marito sarebbe mai riuscito a smettere. Le ricadute erano frequenti. Col tempo ho imparato a non giudicarlo, a non giudicarmi. Oggi, dopo quasi dieci anni, posso dire che abbiamo ancora probelmi economici e che la fiducia è stata messa a dura prova, ma abbiamo anche imparato a essere più onesti l’uno con l’altra. Ho voluto condividere la nostra storia, perché spero possa essere un messaggio di speranza».
Noi ci siamo per te e per i tuoi familiari. Insieme possiamo raggiungere la luce in fondo al tunnel.
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