«Nel nostro Paese il gioco d’azzardo ha assunto dimensioni sempre più rilevanti, questo grazie anche a una forte spinta commerciale, come le innumerevoli pubblicità sui media e in televisione. Il gioco d’azzardo porta con sé un rischio che può sfociare in una vera e propria dipendenza comportamentale: il Disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico (DGA)». Abbiamo chiesto una panoramica dettagliata dell’azzardo a Fabrizio Fanella, psicologo e psicoterapeuta, direttore del Centro Riabilitativo per le Dipendenze “La Promessa” di Roma
«Nel 2021 in Italia si è segnato un nuovo record storico: infatti la mole di denaro giocato è aumentato del 21%, arrivando a 117 miliardi, ben 7 miliardi in più rispetto all’anno precedente, sorpassando i dati del 2020, sempre alti anche consoiderando il fattore Covid. Purtroppo i dati parziali del 2022 non sono affatto rassicuranti: il gioco è in vertiginoso aumento, ma si è ripartito in modo diverso, con un incremento notevole del gioco online. Perciò il nostro Paese deve sempre porre una grande attenzione rispetto a questa dipendenza».
Quali sono secondo lei le strade da percorrere per limitare i rischi connessi al gioco e chi dovrebbe metterle in pratica?
L’informazione è sempre e comunque la prima strada: c’è bisogno di numerosi interventi di sensibilizzazione, soprattutto verso i giovani, per far comprendere a pieno i rischi legati a questa pratica. Negli ultimi anni, in particolar modo la Regione Lazio, ha investito molti fondi in progetti di prevenzione. Attualmente anche la nostra Associazione, La Promessa, è coinvolta, in copartenariato con Iraim ASP e Asilo Savoia ASP, nel progetto Gioco D’azzardo Gioco Bugiardo, progetto che permette di offrire gratuitamente, ai giocatori e ai loro familiari, supporto terapeutico.
Un’altra alternativa potrebbe essere quella di fare interventi di prevenzioni nelle scuole, sia di I che di II grado, questo permetterebbe di ridurre i rischi nell’età adolescenziale. Formare giovani consapevoli ci aiuta ad avere adulti consapevoli.
Voglio inoltre sottolineare l’assenza di programmi di intercettazione e diagnosi precoce dei soggetti vulnerabili e delle persone con gioco d’azzardo problematico. Probabilmente investire in questo settore permetterebbe anche di limitare i danni.
Ci può spiegare come funziona e quali risultati porta la Stimolazione Magnetica Transcranica?
Nella cura delle dipendenze patologiche, in particolare nel DGA, la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) ha un impatto notevolmente positivo. Grazie alla TMS, si vanno a stimolare e ripristinare alcune aree del cervello, nel caso della dipendenza da gioco d’azzardo l’area interessata è quella dorsolaterale prefrontale sinistra. Attraverso l’uso di magneti, in prossimità della cute, si va a stimolare un’azione diretta sui circuiti neuronali associati alle dipendenze come quello della dopamina. Questa molecola, prodotta nel cervello, è associata alla ricompensa e alla gratificazione e induce a ripetere un comportamento che genera sensazioni piacevoli e che in certi casi è legata allo sviluppo di vere e proprie dipendenze. Ecco come si sviluppa la dipendenza da gioco.
Perciò questo trattamento innovativo è una speranza per un milione e mezzo di Italiani che hanno problemi con il gioco d’azzardo.
Ovvio, la TMS non è la soluzione finale, fa parte di percorso a 360° che il paziente deve fare: servono motivazione e personale formato, in grado di sostenere e supportare il percorso psicologico del paziente.
Può condividere nell’assoluto anonimato qualche storia esemplare di ex giocatori o giocatrici? Nella nostra esperienza vediamo come le testimonianze di chi è riuscito a guarire dal disturbo da gioco d’azzardo risultino molto utili.
Nel nostro cento numerosi sono i giocatori che arrivano a chiedere aiuto ogni mese, prevalentemente uomini, di età compresa tra i 25 e i 50 anni. Tra loro c’è un uomo di 40 anni, sposato con due figli che viene da una storia di gioco lunga ormai 10 anni. Non è mai riuscito a smettere e, purtroppo come molti giocatori, ha accettato di avere un problema, quando ormai aveva perso tutto. La parte più difficile in generale, in queste patologie, è chiedere aiuto. Fortunatamente lui ha trovato il coraggio di farsi aiutare. Nel nostro centro offriamo un approccio multidisciplinare, questa è la nostra forza. A distanza di un anno non ha avuto ricadute, ha ripreso in mano la sua vita e in parte la sua gestione economica. Da poco ha potuto anche rientrare in casa, infatti visti i suoi miglioramenti la moglie, che inizialmente lo aveva allontanato, ha deciso di riaccoglierlo.
Ci sono differenze nella presa in carico fra uomini e donne per quanto riguarda la Stimolazione Magnetica Transcranica?
No, nessun tipo di differenza. Sia la patologia che il trattamento non fanno differenze di genere e/o età. Possiamo dire, da una nostra statistica interna, che c’è una maggior parte di giocatori di genere maschile, ma questo potrebbe essere dovuto dal fatto che in generale potrebbero essere più propensi a chiedere aiuto.
Quali sono i fattori di rischio maggiori per i più giovani?
Questo è davvero un argomento cruciale. Come infatti accennavo in precedenza è fondamentale l’informazione verso i giovani, questo perché le statistiche degli ultimi anni hanno riportato un incremento importantissimo nella fascia d’età dei 18- 20 anni, e in alcuni casi anche nei 15- 16.
Purtroppo, il gioco, sebbene vietato ai minori di 18 anni, ha una branca “illegale”, che permette anche l’accesso ai giovanissimi. Parliamo di ragazzi che cercano una “via facile” per fare soldi. L’avvento dei social purtroppo non ci ha aiutato con gli esempi che spesso i ragazzi seguono, ostentano vite sempre più ricche e consumistiche. Tutto è incentrato sull’apparire. Perciò, un ragazzo di 18 anni, che ancora studia e non lavora, vede nel gioco, erroneamente, un modo facile di fare soldi, per potersi avvicinare a quei modelli che tanto stima. Inoltre, spesso troviamo nei giovani una forte difficoltà a gestire la noia; perciò, gestiscono questi momenti vuoti giocando online: questo crea in loro un brivido, un modo per affrontare quel “vuoto” che non riescono a sostenere. Abbiamo molte storie di famiglie, i cui figli 20enni, hanno svuotato i conti, o si sono andati a impegnare l’oro. Purtroppo, a questa età, c’è davvero anche poca consapevolezza. Perciò dobbiamo garantire un’informazione corretta e un accesso ai servizi facile e gratuito.
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